LA PAROLA

Sussurrare

Sussurrare. Voce che potremmo anche azzardare onomatopeica, con il significato di mormorare, bisbigliare, produrre un suono prolungato e gradevole, parlare a voce bassa, allungando le sibilanti e smorzando le vibranti. Si sussurrano parole d’amore all’orecchio dell’amato o dell’amata, si sussurrano le preghiere, ma si sussurrano anche i segreti. Le parole dette a voce bassa non devono essere sentite altro che dall’interlocutore, quindi anche le dicerie e le maldicenze sono sussurrate. Sussurrano le foglie mosse da una brezza leggera, sussurra un ruscello, sussurra il vento «canzoni tra le foglie», cantava Pierangelo Bertoli, in una delle sue più belle composizioni, Eppure soffia.

Sussurrare è un verbo neutro,  la cui accezione negativa o positiva dipende da ciò che viene sussurrato. Il dolore che non parla «sussurra al cuore di spezzarsi», scrive Shakespeare nel Machbet. Un ordine, sussurrato, ma pur sempre un ordine da cui dipende una scelta dolorosa.

«Dio è silenzioso, il Diavolo sussurra», scrive Donato Carrisi nel suo best seller Il suggeritore. Il cowboy Tom Booker, nel libro di Nicholas Evans, sussurra ai cavalli e riesce a conquistare la fiducia dello splendido mustang Pilgrim, restituendolo alla vita.

Il contrario di sussurrare è gridare, urlare, parlare ad alta voce. Siamo molto più abituati a vedere gente che gesticola per strada, magari parlando al telefono, che urla prolacce e offese, dalla propria auto, nei talk show televisivi, durante le sedute delle Camere.

Sono forti e, purtroppo, assai comuni le immagini di deputati e senatori immortalati dallo scatto di un fotografo mentre gridano all’indirizzo di qualche avversario politico, con la bocca spalancata e una smorfia di rabbia.

Sussurrare è più rispettoso, meno muscolare, indubbiamente più persuasivo proprio perché detto a mezza voce e solo a un interlocutore. È esclusivo, ma non può essere ritenuto più educato, se il sussurro è all’orecchio di qualcuno davanti ad altre persone.

«Non si parla all’orecchio!» è l’ordine perentorio di madri, padri, maestri. Ai bambini piace parlare all’orecchio, oppure a voce bassissima per non farsi sentire dagli altri, che devono rimanere esclusi. E proprio questa esclusione genera il dubbio che ad essere sussurrata sia qualcosa che è meglio non sapere.

Non so, ma a me continua a venire in mente l’immagine dell’ex ministro per le riforme, filmata, fotografata, ripresa a parlare all’orecchio dei colleghi o del presidente del Consiglio, con la mano fresca di manicure a proteggerne il labiale.

Chissà quali inconfessabili segreti sulle sorti del povero Paese, sono usciti da quei sussurri.