DAILY LA PAROLA

Tracotanza

Tracotanza è una parola che nessuno usa più, forse perché diventata troppo comune nell’essere-nel-mondo di molti individui. Molto in voga negli studi letterari continua ad essere la sua antenata greca, la hybris, che però, come molte parole greche, ha più di un significato, con il duplice scopo di ammaliarti mentre studi il greco antico e di farti impazzire quando devi far la versione per il giorno dopo. Comunque, loro certo si capivano: in ogni caso, il tracotante dell’antica Grecia veniva severamente punito dagli dèi, o direttamente o attraverso la giustizia terrena. Sfortunatamente da molti secoli non funziona più così.

La Treccani ci dice che la tracotanza è «un’arroganza aggravata da un eccesso di superbia o presunzione»: se poi sostituiamo la ‘o’ con una ‘e’, possiamo certamente fare nomi di persone non di fantasia a questo cumulo di bellezze dell’anima: ma noi siam signori e non ne faremo, starnazzano già abbastanza nella pubblica aia.

La tracotanza è qualcosa che si fa ma non si dice, come le corna, soprattutto nei periodi storici nei quali non è il caso di dire che il re è nudo.

Anche i suoi sinonimi sono tutti brutti e cattivi: prepotenza, boria, iattanza, insolenza, presunzione, sfrontatezza, protervia non sono caratteristiche che vi faranno apprezzare dai vostri amici, perciò è molto meglio perderle col crescere, oppure imparare a dissimularle, a meno che non decidiate che degli amici si può pure fare a meno, quando si hanno buoni cortigiani.

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