LA PAROLA

Traveller

Secondo l’Oxford Dictionary traveller è il viaggiatore per eccellenza, da distinguere inettamente dal turista o da chi viaggia per affari o per lavoro, Da notare anche l’espressione keen traveller, ovvero chi viaggia per pura passione alla scoperta del mondo, e per cui il viaggio rappresenta un’autentica vocazione.

Per chi abita le isole britanniche, il termine sta indicare anche una particolare appartenenza etnica. Stiamo parlando degli Irish Traveller, a cui il grande cinema hollywoodiano ha dedicato il personaggio di Mickey O’Neil interpretato da Brad Pitt, uno dei protagonisti di Snacht, un film del 2000, diretto da Guy Ritchie. Un pittoresco pugile un po’ truffaldino, con un grande fiuto per gli affari.   Assai meno pittoresca invece, è la realtà. Alcolismo e suicidi sono le piaghe che affliggono gli ultimi nomadi d’Irlanda, che solo nel marzo 2017 hanno ottenuto lo status di minoranza etnica autoctona da parte del governo irlandese.

Sono 29.500 gli Irish Travellers che vivono nell’Eire, circa lo 0.6% della popolazione, con la più alta percentuale di presenze nella Contea di Galway e nella zona sud di Dublino. Sono 19 mila quelli che abitano invece in Gran Bretagna e 7 mila negli Usa. Il 41,5% ha meno di 14 anni, mentre la fascia d’età tra i 15 e i 24 anni corrisponde al 15,2%. A fronte di una forte natalità, le aspettative di vita dei travellers sono molto basse. Gli incidenti stradali rappresentano la principale causa di morte per gli uomini. Rispetto alla media nazionale irlandese, un bambino traveller ha una probabilità dieci volte maggiore di morire entro i due anni, mentre un terzo dei giovani nomadi, non raggiunge i venticinque anni d’età. L’80% muore prima dei 65 anni.

Poco si sa sulla loro origine data la mancanza di fonti scritte. Per lungo tempo sono stati accomunati agli altri Rom ma studi recenti sul dna, condotti dal Royal College of Surgeons, dal Trinity College di Dublino e dall’Università di Edimburgo, hanno dimostrato invece che le loro radici sono genuinamente irlandesi, anche se il genoma risulta differente dal resto della popolazione. All’origine erano uno dei tanti clan che popolavano l’isola, ma pare si siano separati per cause ancora sconosciute dal resto della popolazione indigena intorno al 1600. Da allora hanno vissuto vagando tra Irlanda e Gran Bretagna, molti sono anche emigrati negli Stati Uniti al tempo della Grande Carestia del 1848.

Ancora sono oggetto di forte discriminazione, destino che condividono con le minoranze rom di tutta Europa. Sono noti per il commercio di cavalli e soprattutto come campioni di bare knuckle boxe, il pugilato a mani nude, illegale e durissimo, fonte di un fiorente mercato clandestino ma che ha contribuito, insieme all’indiscutibile bellezza delle loro donne, a consolidarne la leggenda.

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