CRITICA FILM LIBRI

Un calcio ai luoghi comuni

La nazionale italiana andrà ai mondiali. Non sarà quella di Ventura, né giocherà con una rosa di 11. Sarà quella di Zanchini e parteciperà a degli speciali mondiali di calcio a 5, in programma dal 13 maggio 2018 a Roma. E i prossimi idoli da tifare e sostenere non sono professionisti strapagati, ma giocatori con problemi di salute mentale.

La loro storia è raccontata nel film documentario Crazy for football di Volfango De Biasi, vincitore del David di Donatello nel 2017 e menzione speciale a Nastri d’Argento, e nell’omonimo libro scritto a quattro mani da Francesco Trento e De Biasi, ed è quella di un sogno che si avvera.

Il sogno, piuttosto visionario come molti desideri, è quello dello psichiatra Santo Rullo che da tempo utilizza il calcio come strumento di socializzazione e cura: psichiatria sociale, si chiama, ed è uno strumento per dare alle persone con problemi di salute mentale uno scopo e un’opportunità di socializzare, imparare a stare nelle regole, mettersi in discussione e scoprire che si può riuscire. Anche se ci si sente o si è considerati “matti”.

«L’incontro sul campo di gioco – spiega Santo Rullo nel film – garantisce un riavvicinamento tra il paziente e il suo quartiere, abbattendo le differenze tra “sani” e “malati”, permettendo di reinserire le persone con disagio mentale in un tessuto sociale che altrimenti tende a isolarle e stigmatizzarle». Allo stesso tempo, il calcio diventa il terreno in cui il paziente ricomincia a vivere con gli altri, avviandosi verso in recupero sociale.

Crazy for football è anche la storia di un’idea che prende forma grazie al mondo multimediale e iper connesso in cui viviamo, perché è con la condivisione che le distanze si abbattono e quello che pareva impossibile diventa reale.

Ma andiamo con ordine: De Biasi, Trento e Rullo si conosco da tempo, da quando, nel 2004, hanno realizzato insieme il documentario Matti per il calcio, che racconta l’esperienza del calcio tra le squadre di pazienti psichiatrici nate in seno alle comunità terapeutiche o nei centri di salute mentale delle aziende sanitarie. Il documentario ha successo è la storia raccontata viene ripresa dai media di tutto il mondo. Ed è proprio così che una sociologa giapponese si interessa a questa esperienza e decide di organizzare i primi mondiali di calcio a 5 per pazienti psichiatrici a Osaka, in Giappone. Quando i tre si incontrano di nuovo manca poco più di un mese al mondiale: servono i soldi per finanziare il viaggio e il documentario, ma soprattutto servono i giocatori.

Rullo quindi decide di fare un appello attraverso le trasmissioni televisive “90° Minuto” e “La domenica sportiva”. Chiede alle persone con problemi di salute mentale che amano giocare a calcio di mandare un video in cui si esibiscono. In poco tempo alla casella di posta creata arrivano centinaia di video: «E questo è già un primo passo verso la consapevolezza e l’ammissione del proprio problema», spiega Rullo. «Le persone interessate ammettevano di avere un disturbo di salute mentale, ma non si facevano fermare da questo».

Intanto il trio si dà da fare per cercare anche un allenatore e la scelta ricade su Enrico Zanchini, un passato da giocatore professionista e un’attività come allenatore federale per adulti e bambini. Zanchini guarda i video e chiama a raccolta i migliori per fare dei provini a Roma. Da lì inizia l’avventura dei 10 selezionati per andare al mondiale di Osaka.

Tra peripezie e momenti di puro divertimento e comicità Cray for football racconta come lo sport, quello bello fatto di valori, possa essere il mezzo per stare meglio, per superare i propri limiti e avere di nuovo fiducia nel futuro. Non mancano momenti di pathos e grande emozione, perché alla fine, le persone coinvolte, smettono di essere pazienti psichiatrici, medici e operatori e diventano atleti della Nazionale.

Adesso questa avventura sta andando avanti. Sono centinaia le squadre nate nel mondo sulla spinta di questo progetto, anche in Paesi dove ancora i manicomi sono la parte preponderante del trattamento psichiatrico. E la nuova sfida che questo gruppo di eroi sta per affrontare è l’organizzazione dei Mondiali di Roma. Che non a caso arrivano nel quarantennale della Legge Basaglia, quella che ha decretato la fine della reclusione in Italia per le persone con disturbi di salute mentale, ma che ancora stenta ad essere attuata a pieno, perché troppo spesso i “matti” sono ancora stigmatizzati e ostracizzati.

Il gruppo di Crazy for football cerca sponsor e sostenitori. Se avete voglia di farvi un’idea potete guardare il trailer del film e visitare la pagina Facebook “Crazy for football“.

 

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