LA PAROLA

Vanvera

Nel corso del 1600, molti medici della “mutua” dell’epoca sostenevano che lo sfiato di un peto, spesso assai puzzolente, potesse causare malattie. I più ingegnosi di allora pensarono così di neutralizzarlo e, non essendoci ancora deodoranti e spray insetticidi, provvidero meccanicamente, di fatto infiascando i miasmi in uscita dai culi.

Nacque così la vanvera, diffusa sommamente tra le aristocrazie veneziane. Lo strumento da un lato aderiva con lacci ed elastici alla chiappe e dall’altro riuniva, attraverso un condotto, l’aria malsana in un sacco, di solito di cuoio, che poi veniva svuotato all’aria aperta in luogo deserto. Vennero fabbricate diverse varietà di vanvere ma sostanzialmente i tipi furono due. La vanvera domestica o da passeggio, che era meno ingombrante e veniva nascosta facilmente sotto mantelli o grosse gonnelle. La vanvera da letto era invece un aggeggio ingombrante, non tanto per il meccanismo di adesione alle chiappe, analogo a quello da passeggio, ma per il lungo tubo che doveva arrivare fino a una finestra in modo da far defluire i miasmi anali lontano dall’alcova.

Una varietà della vanvera, invero molto più efficace, era la piritera o piritere. Un aggeggio che non aveva l’ingombrante attacco alle chiappe ma solo un beccuccio che facilmente, a mo’ di fuso da clistere, poteva essere inserito fino al colon retto. In questo modo la raccolta del vento anale era totale. Il piritere o la piritera che dir si voglia non fu apprezzato da tutti per ragioni facilmente intuibili.

Dalla vanvera discende il moderno “parlare a vanvera” che altro non significa che parlare utilizzando una vanvera, ovvero “sfiatare parole” senza senso, da abbandonare lontano da casa in luogo deserto. Sinteticamente, vere e proprie scemenze.

Due modelli di piritere

Quando la medicina scoprì che una sana scoreggia non creava problemi alla salute pubblica, non solo furono inventate simpatiche filastrocche goliardiche giunte fino a noi, ma i benestanti preferirono al “parlare a vanvera” il più educato “dare fiato alla bocca”. A quei tempi, infatti, era ancora ben conosciuto il significato della vanvera e il suo uso più o meno volgarmente riconducibile alla poco nobile merda.

Oggi nessuno conosce più il significato della lontana vanvera e quindi nobili e plebei non si fanno scrupolo di ripresentare, nel linguaggio corrente, il luogo comune “parlare a vanvera” che, nel merdaio attuale, sembra anche più appropriato.

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