DAILY LA PAROLA

Visibilio
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Che peccato che si sia messa in cantina una parola come visibilio, così polisemica, che ha in sé il senso di sorpresa, di stupore e infine di allegria, di felicità incontenibile, soprattutto nell’uso “andare in visibilio”, quasi un’estasi dei sensi.

La parola è di origine latina e deriva da una storpiatura popolare di un passaggio del Credo, la preghiera che si recita in chiesa durante la messa cattolica e che in passato veniva recitata in latino, talvolta meccanicamente da chi non conosceva la lingua antica. Il verso in questione è visibilium omnium et invisibilium, ovvero “di tutte le cose visibili e invisibili”, riferite al Creatore. Tutte quelle cose visibili, quindi l’universo mondo, sono diventate sinonimo di grande quantità di cose o di persone. Si dice quindi – ma si è un po’ perso questo uso – “un gran visibilio di portate”, “un visibilio di spettatori”, e così via.

Dal senso di grande quantità è stato facile lo slittamento nel senso di bellissimo, entusiasmante, emozionante, da cui l’andare in visibilio che è un po’ come dire scoppiare di gioia. Una parola, insomma, che esprime entusiasmo e allegria e che, a maggior ragione, andrebbe salvata nell’uso dell’italiano odierno.