ATTUALITÀ IL PERSONAGGIO SOLIDARIETÀ

Vittorio, il ragazzo che voleva sognare

Un sognatore. Così voleva essere ricordato Vittorio Arrigoni, attivista per i diritti umani, giornalista e scrittore, ucciso a Gaza nell’aprile 2011.

La sua storia compare qui nella rubrica “Il personaggio” perché Vittorio è stato ed è certamente un “personaggio”, ma a lui non avrebbe fatto per niente piacere venire etichettato così.

La sua è una storia di solidarietà, di quella vera, non ammantata di retorica, né tanto meno di pietismo o commiserazione per le “disgrazie” altrui. La sua vita, seppur breve, è stata intensa, piena, un viaggio di scoperta, conoscenza e amore nei confronti di quella parte dell’umanità, la maggioranza, che viene derubata delle proprie risorse, affamata, ferita, uccisa, per cupidigia e sete di potere. Perciò la sua storia compare anche nella rubrica “Solidarietà”.

Vittorio nasce a Besana nel 1975, è un bambino intelligente e sensibile, ama la storia, legge molto, scrive fiabe e poesie, però non è un solitario, crede nell’amicizia, è appassionato di calcio, tifoso sfegatato della Juventus, gli piace nuotare e fare lunghi giri in bicicletta con gli amici. Si diploma in ragioneria perché il padre ha una piccola ditta e un ragioniere in famiglia fa di certo comodo. Finiti gli studi inizia a lavorare col padre, ma non in ufficio, preferisce girare col camion per fare le consegne. Nel 1995 il primo viaggio di volontariato lontano dall’Italia con Operazione Mato Grosso a Marcarà, un paesino sulle Ande peruviane a 2.400 metri di altitudine. Nel 1997 conosce l’associazione di volontariato IBO, i Soci Costruttori, e pensa che sia bello partire coi guanti da lavoro per andare a realizzare concretamente qualcosa: le fondamenta di una scuola, un recinto, un muro, lasciare un segno tangibile della solidarietà. Inizia così il suo percorso di volontariato che lo porta fra il 1997 e il 2003 a compiere ben dodici viaggi fra l’Europa – in Croazia, Ucraina, Romania, nella Repubblica Ceca, in Polonia, Russia – e l’Africa – in Togo, in Tanzania. Erano ancora viaggi di breve durata, tre settimane, un mese, poi tornava al suo lavoro e alla famiglia in Italia.

Nel 2002, sceglie in modo abbastanza casuale, una nuova destinazione: Gerusalemme est. Aveva saputo che l’associazione YAP (Youth Action for Peace) stava organizzando un viaggio per realizzare un campo giochi per i bambini palestinesi e decide di partecipare.

Vittorio si sentì subito in sintonia coi palestinesi, con il loro incrollabile anelito alla libertà e alla giustizia. Rimase sconvolto di fronte alla brutalità dei soldati israeliani nei confronti della popolazione palestinese: uomini, donne e bambini, vecchi e ammalati in fila per ore ad un check- point per tornare a casa, andare al lavoro, raggiungere un ospedale; olivi centenari bruciati, famiglie evacuate dalle proprie abitazioni per far posto ai coloni, sorgenti d’acqua deviate dalle terre palestinesi a quelle israeliane.

Vittorio capì allora l’importanza di far sapere al mondo quale fosse la reale situazione della Palestina e nel 2004 creò il blog “Guerrilla Radio – Lotta alla disinformazione” che nel 2009 durante l’“Operazione piombo fuso”, cioè l’attacco israeliano a Gaza, sarà il blog più seguito in Italia.

Nei Territori occupati Vittorio sceglie di praticare l’interposizione non violenta, che consiste nel frammettersi fra due belligeranti o anche fra i soldati, un carro armato e dei civili, disarmato, usando la sola resistenza passiva.

Nel 2005 Vittorio, malgrado sia finito in una lista nera di indesiderati dal governo israeliano, tenta di rientrare in Palestina dal confine Giordano, anche per aiutare economicamente un amico in attesa di un intervento chirurgico. A un posto di controllo documenti viene però trattenuto e picchiato da un gruppo di militari che tentano anche di investirlo col pullman da cui lo hanno appena scaricato, solo l’intervento di un soldato giordano riesce a salvarlo. A dicembre dello stesso anno riceve un invito dall’ISM (International Solidarity Moviment) per partecipare ad una conferenza sulla pace a Betlemme ma all’aeroporto di Tel Aviv viene arrestato e incarcerato per il suo rifiuto di reimbarcarsi subito per l’Italia. Dopo un sommario processo, svoltosi in lingua ebraica, senza interprete, Vittorio viene espulso.

Sembra non ci sia più speranza di rientrare in Palestina, invece nell’estate 2008 Vittorio si unisce a un gruppetto di giovani dell’ISM e, malgrado il blocco imposto da Israele fin dal 1967 all’accesso a Gaza via mare, riesce a raggiungere Gaza city con le due imbarcazioni della “Freedom Flottilla”.

Inizia un periodo di pericoloso lavoro per cercare di aiutare, insieme agli altri giovani volontari internazionali, la popolazione di Gaza. Israele ha proibito ai pescatori di uscire in mare oltre le tre miglia, malgrado gli accordi di Oslo lo consentano, Vittorio accompagna i pescatori sui loro pescherecci per interporsi in modo pacifico alle aggressioni della Marina israeliana. In un primo momento le navi da guerra israeliane si limitano a circondare i pescherecci per minacciarli, ma in seguito cominciano ad aprire il fuoco sui pescatori e gli internazionali, provocando feriti e morti, lo stesso Vittorio rimane ferito in uno di questi attacchi. I volontari dell’ISM, fra cui Vittorio, accompagnano anche i contadini nei loro campi posti al confine con Israele per cercare di dissuadere i soldati dallo sparare dalle torrette di controllo. I volontari indossano una pettorina gialla e usano megafoni per gridare di essere disarmati ma spesso i soldati non se ne curano e sparano ugualmente.

Nel novembre 2008 il peschereccio su cui si trova Vittorio viene attaccato e sequestrato dai militari israeliani e l’equipaggio viene incarcerato. Vittorio viene nuovamente espulso, tuttavia a dicembre riesce a rientrare a Gaza a bordo della Dignity.

Il 27 dicembre 2008 Israele comincia a bombardare Gaza, ufficialmente per distruggere Hamas, nella pratica senza intaccare il suo potere ma provocando centinaia di morti e feriti fra la popolazione inerme. Quando inizia anche l’attacco via terra la situazione peggiora ulteriormente e i volontari internazionali annunciano in una conferenza stampa che da allora in poi affiancheranno il personale medico a bordo delle ambulanze.

Con la fine di “Piombo fuso” si contano i morti: più di 1.400, quasi tutti civili.

Vittorio finisce in cima alla lista di persone da eliminare, “Stop ISM”, pubblicata su un sito internet americano collegato all’ala più oltranzista dei coloni.

Nel 2011 il vento delle rivoluzioni arabe arriva anche a Gaza portando molti giovani a contestare sia la politica di Hamas che la corruzione dilagante fra le file di Al Fatah e l’occupazione israeliana. Vittorio naturalmente li appoggia. Il 15 marzo organizzano una manifestazione nella piazza di Gaza city che la polizia reprime con la forza.

Il 14 aprile 2011 Vittorio viene rapito e ucciso. A guidare il gruppetto dei sequestratori è un giordano salafita, arrivato a Gaza attraverso i tunnel poco tempo prima. I rapitori sopravvissuti al conflitto a fuoco che seguì alla loro identificazione sono stati tutti processati e condannati ma le vere ragioni che hanno portato all’uccisione di Vittorio probabilmente non si sapranno mai.

Di Vittorio Arrigoni rimane molto, a partire dall’appello, «Restiamo umani», con cui firmava i comunicati su “Guerrilla radio” e gli scritti su “Il Manifesto”.

In un intervista ha detto: «Io che non credo alla guerra, non voglio essere seppellito sotto nessuna bandiera. Dovessi un giorno morire – fra cent’anni – vorrei che sulla mia lapide fosse scritto quello che diceva Nelson Mandela: “Un vincitore è un sognatore che non ha mai smesso di sognare”. Vittorio Arrigoni, un vincitore».

Quello che deve restare di Vittorio è soprattutto il suo esempio di solidarietà concreta; non era un supereroe, era un ragazzo normale che fermamente credeva nella possibilità di realizzare “un’utopia”, quella di cambiare il mondo, trasformandolo in un luogo in cui diritti, giustizia e libertà fossero i valori fondamentali. Per Vittorio non era impossibile, impossibile era smettere di crederci e di impegnarsi per realizzarla.

Dopo la sua morte la madre Egidia Beretta, una donna combattiva e tenace che deve avergli trasmesso la forza di lottare per le proprie idee, ha creato la fondazione “Vittorio Arrigoni Vik Utopia” onlus per «continuare la sua azione disinteressata di impegno civile a servizio del bene comune, dei diritti umani e della giustizia».

Per approfondire la storia e le opere di Vittorio si può leggere Gaza. Restiamo umani di Vittorio Arrigoni (Il manifestolibri, 2012) e Il viaggio di Vittorio di Egidia Beretta (Baldini&Castoldi, seconda edizione 2013). Molto interessante, soprattutto per i giovani, il libro a fumetti Guerrilla radio di Stefano “S3keno” Piccoli (Round Robin editrice, 2015). Per i più piccoli Il bambino che non voleva essere un lupo di Sabina Antonelli Segni e Parole, 2016), una tenera favola dalle bellissime illustrazioni, dedicata dall’autrice «ai piccoli per sognare, ai grandi per continuare a farlo insieme a loro».

Tags