LA PAROLA

Zucchero

È la sostanza più conosciuta al mondo, quella che ci fa impazzire fin da bambini: lo zucchero, che rende più dolce la vita. La parola deriva dall’arabo as sokkar che in origine indicava una sabbia particolarmente fina e ciottolosa, trasformata nel greco sakkaron e nel  latino saccharum.

Dello zucchero si sa che può essere di canna o bianco, grezzo o semolato, ma anche a velo, oppure “artificiale”, per indicare tutte quelle categorie di dolcificanti che erroneamente vengono definiti zuccheri dietetici o edulcoranti. La sua origina sembra addirittura rintracciarsi in Polinesia, dove esisteva la canna da zucchero, poi “esportata” in India e in Cina. Furono successivamente i Persiani, che ne veicolarono l’uso nel Medio Oriente, dove gli Arabi, dalla seconda metà del VII secolo, cominciarono a diffonderlo e lo portarono anche in Europa occidentale. All’inizio, l’uso dello zucchero era raro, una novità, sconosciuta e molto costosa, usato quindi solamente da famiglie facoltose. Dopo la conquista dell’America e la sua diffusione nella parte centromeridionale del Nuovo mondo, lo zucchero perse valore e cominciò a diventare un prodotto di uso quotidiano.

Da tempo è indispensabile sulle tavole anche se demonizzato come prodotto ingrassante, nocivo all’organismo e, per questo, spesso sostituito con i suoi “colleghi” a basso indice di calorie. Per le sue proprietà, trova impiego nell’industria alimentare e nella conservazione degli alimenti, poiché, come avviene per il sale, determina  un effetto simile alla sottrazione di acqua e si traduce in un’azione conservante.

Comunque un prodotto assai importante e amato da tutti, tanto che anche una star del rock nostrano, ma di fama internazionale, Adelmo Fornaciari, ne ha assunto il nome come pseudonimo artistico. “Zucchero” era solita chiamarlo la maestra delle elementari. Rimane difficile, tuttavia immaginarlo smielato e lezioso, come sta a significare la parola riferita alle persone. Forse, il soprannome è assai più adatto alla splendida Marylin-Zucchero nell’intramontabile capolavoro di Billy Wilder, A qualcuno piace caldo.