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Gramsci giornalista su Pontediferro.org

Pontediferro.org è una rivista on line che raccoglie “voci dal quartiere Marconi di Roma” e che ha affidato la direzione responsabile del giornale a Giorgio Frasca Polara. Alcuni giorni fa ha pubblicato una recensione del volume di Antonio Gramsci, Il giornalismo, il giornalista edito da TESSERE, intitolata Antonio Gramsci, dai Quaderni ecco l’insegnamento del giornalista. Eccola:

di Filippo Piccione

30-06-2017
Il 19 giugno scorso presso la biblioteca della Camera dei Deputati, in via del Seminario, è stato presentato per iniziativa congiunta della Fondazione Gramsci e dell’Associazione della Stampa parlamentare, il libro intitolato Antonio Gramsci, Il giornalismo, il giornalista – Scritti, articoli, lettere del fondatore de “l’Unità”, a cura di Gian Luca Corradi, con introduzione di Luciano Canfora, e postfazione di Giorgio Frasca Polara (Edizione Tessere – Euro 18). Il confronto ha visto la partecipazione del direttore della Fondazione Gramsci, Francesco Giasi, lo stesso Corradi, il giornalista Paolo Franchi, Maria Luisa Righi, Emanuele Macaluso, Luciano Canfora. Il tema ha destato, com’era prevedibile, grande attesa e interesse. Il plauso e il consenso del pubblico in sala, numeroso e qualificato, ha assicurato un meritato successo. Ogni singolo intervento è stato ampiamente apprezzato. Da quello di Franchi, che ha parlato, in senso provocatorio, di “inattualità” del giornalismo di Gramsci, a quello di Macaluso, che ha, da parte sua, sottolineato l’importanza e il ruolo che ha svolto l’Unità – Organo del Partito Comunista Italiano, fondato da Gramsci nel 1924, e che per Togliatti doveva diventare il Corriere della Sera della classe lavoratrice (nella lettera del 17 agosto 1931, Gramsci informa Tatiana che nel caso, secondo il nuovo regolamento carcerario, fosse stato concesso un solo giornale, la sua scelta sarebbe caduta sicuramente sul Corriere della Sera).

Ma ora parliamo del libro. Conta trecento pagine ed è diviso in tre parti: la prima riguarda “Il giornalismo”, la seconda “Il giornalista”, la terza “Le lettere”. Anche se ciascuno dei presentatori abbia giustamente voluto esprimere proprie opinioni, è emerso chiaramente che tutti gli interventi erano in larga parte il frutto di una riflessione maturata dalla lettura del libro in questione. Cosa che non sempre capita in occasioni analoghe, in cui si finisce per parlare d’altro.
Come ben sottolineato nella Nota introduttiva, questo libro non viene pubblicato solo per ricordare gli ottanta anni dalla morte di Antonio Gramsci, avvenuta il 27 aprile 1937. Tessere, avvalendosi di due prestigiosi nomi per l’introduzione e la postfazione, ha inteso raccogliere i suoi scritti sul giornalismo tratti dai Quaderni. Una scelta operata fra i circa 1500 articoli, che Gramsci pubblicò nelle varie testate prima di essere recluso nel 1927, e alcune lettere, antecedenti e successive alla carcerazione, nelle quali affronta l’argomento della stampa periodica, sia sotto il profilo dell’attualità, sul tema specifico del giornalismo – sparse in 12 dei 33 quaderni che Gramsci compone dal 1929 al 1935 a Regina Coeli, a Ustica, a san Vittore e infine a Turi – sia per quanto concerne la storia e l’evoluzione del giornalismo italiano.

“Tutti o quasi i capi politici e tutti i leader rivoluzionari otto-novecenteschi erano alacri giornalisti: da Cavour, a Mazzini, a Marx, a Turati, a Lenin, a Jaurès”. Durante la prima grande guerra mondiale questo era un aspetto del più generale fenomeno dell’ingresso delle masse nella politica attiva, essendo il giornale quotidiano, all’epoca, strumento di gran lunga più pervasivo e influente rispetto alle attuali, esangui testate, ha scritto nella sua prefazione e ripetuto, con altrettanta convinzione, nel suo intervento, Luciano Canfora. Gramsci scrive, fonda, e dirige giornali (“Il grido del popolo”, “l’Avanti!” “L’Ordine Nuovo”, “l’Unità”), e questo lo addestra anche all’arte del “comando”. Come direttore de “l’Unità”, giornale di rilievo nazionale e letto con attenzione dagli avversari non meno che dai compagni, Gramsci è severo ed esigente, al limite della rottura con la redazione. Eclatante fu infatti lo scontro con Alfonso Leonetti, che era il redattore capo del giornale, di cui Gramsci definì “indecente, indegno” un articolo di fondo. La sua militanza giornalistica emerge da quanto egli stesso afferma in una delle lettere inviate a Tania: “In dieci anni di giornalismo io ho scritto tante righe da poter costituire 15 o 20 volumi di 400 pp. Ma essi erano scritti alla giornata e dovevano morire dopo la giornata…”. Come detenuto Gramsci legge cinque quotidiani al giorno, giudicandoli anche da un punto di vista giornalistico. Questo non vuol dire che Antonio Gramsci non sappia distinguere tra valutazione tecnica del mestiere di giornalista e giudizio etico-politico su di un personaggio o su una testata. Per quanto attiene lo stile e la prosa giornalistica, come è stato evidenziato da Canfora e da altri interventi, egli è in contatto costante con esperienze giornalistiche a lui contemporanee, come le riviste di Pietro Gobetti, “Energie Nuove” e “La rivoluzione liberale”, la “Voce” di Prezzolini e, su un piano più impegnativo, “La Critica” di Benedetto Croce. Non solo, ma la prosa di Gramsci, ha fatto notare ancora Canfora, è stata plasmata anche dalla sua vocazione come studioso di linguistica e dall’impegno nelle attività di traduttore.

Giorgio Frasca Polara, direttore di questo giornale, evidenzia quanto prezioso sia il patrimonio riproposto in questo libro: “Gramsci avrebbe potuto insegnare, e bene, quel giornalismo serio, informato di cose serie, che oggi sta diventando una rarità non solo in Italia”. Ci troviamo ormai nell’era del Web – che impone con la velocità dell’informazione una sintesi forzata, una superficialità e una ricerca dello scoop a tutti i costi – e magari alcuni aspetti nella concezione e nella fattura di giornali, riviste, strumenti di comunicazione in genere possono essere superati. Ma ci resta una semplice e fondamentale lezione di giornalismo: “Esponi con grande chiarezza i tuoi concetti e questo è un gran cosa. Certo sarebbe meglio imparare a scrivere in modo che non sia necessaria nessuna correzione. L’abitudine e l’esercizio ti gioveranno molto per ottenere ciò. Sarà bene, in linea generale, che tu, prima di scrivere un articolo ne faccia lo schema, annotando tutte le cose che vuoi dire. Fatto questo, devi analizzare e porti la domanda: cosa è più importante e cosa è meno? Cosa è principale e cosa è secondario? Così quando scrivi l’articolo, puoi disporre in ordine, con chiarezza, tutto il contenuto, secondo un sviluppo dialettico, che si presenta ai lettori semplice e comprensivo”.

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