DAILY LA DATA

22 gennaio 1798
Nasce Ciro Menotti

Chi sa chi era Ciro Menotti? Pochi. Pochissimi. Se non siete di Modena e avete meno di quarant’anni – se cioè non l’avete studiato a scuola o forse l’avete studiato, ma an passant in tutta fretta, perché ci sono altri eroi da analizzare: Silvio Pellico, Maroncelli, Mazzini e via elencando – oggi si celebra la sua nascita. Era un giovane coraggioso. Un giovane idealista morto a tradimento a causa del cinismo di chi era in teoria un suo alleato. Per la cultura del suo tempo era un democratico e un patriota. Odiava gli austriaci (che dominavano tutto il nord Italia) e voleva liberare il Ducato di Modena, la sua terra, governata – al tempo – da Francesco IV d’Asburgo d’Este: un uomo ambizioso, arrogante, circondato da una corte sfarzosa e costosa, di cultura meschina e provinciale, adatta alla piccineria del suo piccolo regno.

Francesco IV guardava i primi movimenti carbonari con interesse e preoccupazione. Non sapeva insomma dove mettersi. Se puntare su di loro oppure opportunisticamente stare con i più forti. Alla fine, lusingato da Menotti, decise di assecondarlo, ma sul più bello, inopinatamente, cambiò idea.

Nel gennaio del 1831, forte del consenso del Duca, Ciro Menotti organizzò una sollevazione   cercando il sostegno popolare e quello dei circoli liberali della città.  Radunò cinquantasette congiurati nella propria abitazione ma sul più bello, con un brusco voltafaccia, il Duca ritirò il suo appoggio alla causa, chiese l’intervento restauratore della Santa Alleanza… insomma tradì. Gli storici si sono sempre chiesti il motivo di questo doppio gioco: alcuni pensano che il rampollo della famiglia Asburgo-Este avesse capito che il progetto di un Regno dell’Alta Italia fosse solo un’utopia; altri invece che Francesco fosse geloso del carisma di Menotti, altri ancora che il duca abbia avuto paura di perdere, dopo la rivoluzione, molti dei suoi poteri.

Il duca fece circondare la casa del Menotti, ci fu una battaglia, degli spari, alcuni fuggirono, altri no fra questi il Menotti che fu catturato. Ma i disordini a quel punto erano partiti. Bologna e la Romagna s’erano sollevate. L’Asburgo capì di essere in pericolo e allora se la svignò fino a Mantova (allora austriaca) portando con sé il suo illustre prigioniero. Il 6 febbraio molti dei congiurati furono liberati dalle carceri. In diversi, inoltre, sostennero che Francesco IV avesse dato a Menotti l’assicurazione che gli avrebbe salvato la vita, ma la cosa non è provata e gli storici non concordano. Sta di fatto che il 9 marzo il Duca rientrò a Modena, sempre con Menotti dietro come fosse una sua preda di caccia. Seguì il processo e la condanna a morte. Ci fu anche un tentativo di far evadere il Menotti, ma fallì. Partirono allora le suppliche, le richieste provenienti da più parti perché concedesse la grazia o, perlomeno, la commutazione della pena. Tutto inutile. Il viziatissimo Duca volle, fortissimamente volle, che fosse eseguita la sentenza e Menotti finì impiccato. La notte prima dell’esecuzione con un sacerdote a consolarlo, Ciro consegnò al prete una nobilissima lettera per la moglie, lettera che le guardie confiscarono e che fu consegnata alla vedova solo nel 1848 dai liberatori (giusto per ricordarci quanto sia stato carogna il Francesco IV). Per ricordare la sua figura, il suo coraggio e l’offesa che subì dal tradimento, Giuseppe Garibaldi volle chiamare il suo figlio primogenito Menotti.