Oggi si ricorda l’ultima vittoria di un italiano al Tour de France. Era il 27 luglio 2014. Sul podio di Parigi saliva Vincenzo Nibali settimo, in ordine di apparizione, a riuscire nella prestigiosa Gran Boucle, la corsa ciclistica assolutamente più prestigiosa ed importante del mondo.
Nibali, corridore già famoso in patria, vincitore di tappe e di corse importanti, aveva iniziato la stagione non benissimo. Durante il Criterium du Dauphiné (Il giro del Delfinato) aveva ricevuto insieme ad altri suoi compagni di squadra, una lettera di richiamo da parte dei vertici della sua squadra (la Astana) che l’accusavano di scarso rendimento. Per reagire a queste imputazioni o forse per dimostrare di essere una persona seria, il nostro si mette subito a vincere. Prima il Trofeo Melinda (grazie al quale diventa per la prima volta Campione Italiano) poi la svolta.
Al Tour, il 6 luglio, vince la seconda tappa (da York a Sheffield) e indossa subito la Maglia Gialla con due secondi di vantaggio sull’inglese Froome e lo spagnolo Contador (i due favoriti per la vittoria finale). Nella quinta tappa, sul pavé, si piazza terzo staccando specialisti del calibro di Cancellara e guadagnando secondi nella classifica generale. Chris Froome, vincitore dell’edizione 2013 del Tour cade e si ritira – frattura al polso – e così Nibali e Contador se la vedono tra loro essendo indiscutibilmente i più forti tra i rimasti. Nell’ottava tappa lo spagnolo attacca ma guadagna soltanto 3″ e in quella successiva (la nona) Nibali perde la maglia gialla a favore del francese Tony Gallopin che però riprende il giorno successivo a La Planche des Belles Filles (arrivo in salita, una delle tappe più dure e pesanti), mentre Contador annuncia il suo ritiro.
Con le Alpi (arrivo in salita a Chamrousse) Nibali vince per distacco e, nella diciottesima sul famoso Colle del Tourmalet e arrivo in salita a Hautacam, vince con più di un minuto di vantaggio su Thibaut Pinot. Nella cronometro finale incrementa infine il distacco e si guadagna la passerella finale di Parigi. Riporta così l’Italia al successo al Tour 16 anni dopo il grande Marco Pantani. Per lui è il trionfo di una carriera costruita con passione e lealtà. A fine anno, spinto dai desideri dei suoi numerosi tifosi pubblica la sua autobiografia – Furore e lealtà (Mondadori) – scritta a quattro mani con lo scrittore Enrico Brizzi.