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Il Gramsci giornalista sul “Corriere dell’Irpinia”

Questo l’articolo comparso sul “Corriere dell’Irpinia”.

di RED. CULT

Dalla questione meridionale all’universo degli  umili, dal significato dell’esperienza risorgimentale al ruolo  degli   intellettuali.  Conservano una forte attualità gli scritti sul giornalismo tratti dai Quaderni di Antonio Gramsci e ripubblicati da TESSERE nel volume  Il giornalismo, il giornalista, a cura di Gian Luca Corradi, scelti fra gli oltre 1500 articoli apparsi su  varie  testate prima della condanna al carcere nel 1927.

Nell’anniversario degli ottanta anni dalla morte la rilettura dei suoi articoli diventa uno strumento prezioso per comprendere le finalità e le trasformazioni che hanno attraversato l’universo del giornalismo e insieme l’idea di militanza che animò sempre il fondatore del Pci. Poiché Gramsci non smette mai di rivendicare la propria identità di giornalista. Fondatore e direttore di giornali, per  lui il passaggio alla politica  sarà naturale, sempre consapevole del ruolo cruciale del giornalismo nelle  trasformazioni della società. Il fervore idealistico domina ogni sua pagina, l’autore dei Quaderni non è mai semplicemente cronista, i fatti  e le opinioni  sono sempre distinti, «si occupa di politica  e lo fa da partigiano» scrive Gian Luca Corradi nell’introduzione al volume  nella  consapevolezza che il giornalismo in Italia è fin dalle sue origini strettamente legato a raggruppamenti intenzionati a cambiare il corso  delle cose.

«Neanche per Gramsci – sottolinea Giorgio Frasca Polara nella  postfazione – il giornalismo è una scienza infusa. La passione per la carta stampata nasce in lui, poco più che ventenne, come necessità politica  di praticare quel mestiere perché egli ne comprende il valore unico, in un certo senso assoluto, come strumento di formazione, come arma prima di educazione e poi di propaganda». Lo ribadisce più volte Gramsci quando scrive  «Bisogna dire e ripetere che quel soldino buttato là distrattamente nella mano dello strillone è un  proiettile consegnato al giornale borghese che lo scaglierà, poi, al momento opportuno contro la classe operaia. Se gli operai si persuadessero di questa elementarissima verità, imparerebbero a boicottare la stampa borghese con quel- la  stessa compattezza e disciplina con cui la borghesia boicotta  i giornali  degli  operai».

Fondamentale in questa direzione sarà l’esperienza de “L’Unità”, organo ufficiale  del partito, capace di mantenere sempre margini  di autonomia nel lavoro dei redattori. (segue)

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