DAILY LA PAROLA

Eliosfera

Nel libro di geografia della mia adolescenza – scuole medie – l’Eliosfera era dipinta come un cerchio perfettamente tondo. Un cerchio che inglobava l’intero sistema solare. L’anonimo illustratore se l’era immaginata come un’area di influenza perfettamente ordinata, come ordinata era – all’epoca – l’immagine dello spazio. C’era il Sole con il suo corpaccione pacioso, c’era Mercurio piccolo, veloce e indisponente, poi Venere, la Terra, Marte e via elencando. Alla fine, ma proprio alla fine, un tratto di penna tratteggiato indicava il confine ultimo, il limite estremo, le colonne d’Ercole spaziali che dividevano il conosciuto dallo sconosciuto: l’Eliosfera.

Oggi, grazie a Voyager 1 e Voyager 2 – le due sonde della Nasa che da decenni stanno andando verso l’ignoto assoluto – l’abbiamo attraversata per la prima volta. Per la prima volta cioè un corpo estraneo costruito dalla nostra intelligenza e voluto dalla nostra ansia di comprensione, ha superato il confine.

Difficile, anzi impossibile, paragonare questo evento con quanto successe a Cristoforo Colombo quando imboccò con decisione le minacciose onde dell’Atlantico. Lì c’erano uomini che rischiavano la vita, c’erano emozioni, c’erano individui che per quanto rassicurati da un ambiente coerente con l’esistenza (fatto di acqua, aria, uccelli, vento e onde) guardavano l’orizzonte con timore nell’ipotesi, per niente peregrina per quel tempo, che un mostro, uno dei tanti mostri dipinti nelle illustrazioni dei libri di allora, apparisse all’improvviso e li divorasse.

I Voyager, al contrario, sono solo macchine. Macchine costruite molti anni fa, macchine meno complicate di un cellulare dei giorni nostri, ma pur sempre macchine senza emozioni che di noi trasportano in un disco d’oro la nostra posizione stellare, diverse altre cose e soprattutto alcune bellissime musiche prese a campione da ogni parte della Terra. Eppure…

Eppure l’aver attraversato l’Eliosfera è un evento assolutamente straordinario. È accaduto – ma lo si è saputo solo ora – il 5 novembre di un anno fa con Voyager 2 (Voyager 1 l’aveva già fatto) per cui adesso, nello spazio profondo, in quel non luogo tra noi e l’infinito, adesso navigano due oggetti in due direzioni differenti che contengono qualcosa di noi, qualcosa cioè dell’uomo.

Come nel caso della sua gemella Voyager 1 a confermare l’uscita dall’Eliosfera è stato uno degli strumenti montati sulla sonda: il plasma wave instrument con cui gli scienziati dell’università dell’Iowa tengono costantemente sotto controllo la densità del gas ionizzati che circondano la navetta. Stando a questi dati Voyager 2 ha bucato all’improvviso la bolla di plasma ad alta temperatura e bassa densità che la caratterizza per entrare in una zona di gas più freddi e più densi che costituiscono il mezzo interstellare (cioè lo spazio che c’è tra stella e stella nella nostra galassia). Questo sfondamento di porta – chiamiamolo così – sarebbe avvenuto a 119,7 unità astronomiche (AU) dalla Terra – vale a dire 119,7 volte la distanza media che c’è tra la Terra e il Sole – (a Voyager 1 era successo a 122,6 AU). Una distanza che permette di comprendere la forma dell’Eliosfera. Le due sonde, lanciate nel 1977 dalla Nasa, hanno infatti viaggiato su traiettorie completamente differenti. Secondo Bill Kurth ricercatore dell’Università dello Iowa – “Ciò lascia ipotizzare che la zona di spazio interessata dai venti solari abbia una forma piuttosto regolare e che sia simmetrica, quanto meno nei due punti in cui le due sonde hanno superato il suo limite esterno”.

In pratica si smentisce l’anonimo illustratore del mio libro di geografia delle medie. L’Eliosfera non è un cerchio tondo, ma una specie di calzino gonfio di vento solare. Le due sonde tra l’altro – che stanno viaggiando da 42 anni– probabilmente sopravviveranno al nostro pianeta. Le loro orbite infatti le porteranno a spasso per la nostra galassia per almeno cinque miliardi di anni. Forse di più. Anche questo è straordinario non è vero? L’idea che qualcosa di noi, quando il Sole esploderà perché avrà finito il suo combustibile, rimarrà a vagare nell’Universo.