DAILY LA PAROLA

Epifanìa

Manifestazione della divinità; nella religione cristiana, prima apparizione di Cristo; rivelazione.

Deriva dal greco epiphàneia, manifestazioni della divinità, dal verbo epiphànein, composto di epì dall’alto e phànein apparire.

Un termine importante, di caratura eccezionale.

Questa parola ha una lunga storia, in ambito religioso. Le epifania (dato che in greco è un plurale), nell’antica Grecia erano le feste dedicate a una particolare divinità durante le quali essa si manifestava – anche solo nel naos, il cuore segreto e inaccessibile del tempio. Dopo che il Cristianesimo si fu installato sulle precedenti liturgie pagane, fu una sola l’epifania (nell’uso corrente, un singolare) a restare, quella di Cristo – con un chiaro assestamento durante il IV secolo. Questa celebrazione, che ricorre il 6 gennaio, ricorda la prima manifestazione “pubblica” di Cristo, con l’omaggio che gli fu reso dai Re Magi.

Svincolandosi da un significato strettamente religioso, l’epifania passa ad essere una generica rivelazione. Si tratta di un significato reso celebre da Joyce nella sua raccolta di racconti Dubliners: in questi, capita che un’esperienza, una situazione o l’osservazione di un particolare porti un personaggio a una profonda riconsiderazione di sé e della sua vita – una realizzazione improvvisa. Così si può parlare dell’epifania sulla propria salute schiusa da una malattia, dell’epifania che ci fa comprendere le ragioni di un comportamento, del libro che ci suscita un’epifania sull’importanza della bellezza: una sorta di illuminazione, qualcosa che, come ci ricorda l’etimo, ci appare dall’alto.

Nota finale: befana altro non è che una storpiatura di epifania.

La parola epifanìa è tratta dal sito unaparolaalgiorno.it, un progetto nato nel 2010 dall’idea di due giovani poco più che ventenni – Massimo, dottore in psicologia, web designer, sviluppatore software e appassionato di fotografia, e Giorgio, 28 anni, dottore in giurisprudenza e scrittore –, con l’intento di riscoprire parole belle e poco conosciute,  che usiamo nel quotidiano ma di cui ignoriamo il potenziale originale. «Dalla qualità dei pensieri che facciamo – scrivono nel loro blog – dipende la qualità della nostra vita». TESSERE li apprezza molto.