DICONO DI NOI

Su “Repubblica.it” la biografia di Primo Levi

Maria Cristina Carratù, giornalista di “Repubblica”, condurrà martedì 30 dicembre alle ore 17 alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze la presentazione del libro di TESSERE Questo è un uomo. Biografia appassionata di Primo Levi, a cui parteciperanno Renzo Bandinelli della Comunità ebraica di Firenze e Massimo Bucciantini, docente all’Università di Siena, insieme al direttore della BNCF Luca Bellingeri. Intanto, su “Repubblica.it” ha recensito il libro. Ecco il suo articolo:

 

Sì, questo è un uomo. Un libro sulle tracce di Primo Levi
Una biografia appassionata scritta da Daniele Pugliese inseguendo lo spirito dell’autore attraverso i suoi libri

di MARIA CRISTINA CARRATU’

Decidere di rileggere e reinterpretare un testo ormai “classico”, “universale” nel senso di capace di parlare all’umanità di ogni luogo e di ogni tempo, è un’impresa che solo pochi possono a diritto tentare. C’è però un’operazione di rilettura, e riappropriazione, alla portata non solo e non tanto dei critici di professione, quanto di chi possieda il “sacro fuoco” del lettore autentico, dotato di strumenti critici quanto basta per affrontare un testo con oggettività, e però anche (se non principalmente) dell’irresistibile intento di farsene investire e trasformare. “Patendo” a tal punto lo sforzo di questa appropriazione da sentire l’urgenza di riproporlo, il testo, nell’ormai indistricabile legame stabilito con la sua ‘rilettura’, come accade in Questo è un uomo. Biografia appassionata di Primo Levi (TESSERE) di Daniele Pugliese, a lungo giornalista dell’Unità, saggista, scrittore, autore fra l’altro, di una ri-lettura de La signorina Else di Schnitzler, e fondatore della piccola casa editrice fiorentina che lo pubblica (tessere.org).

Un’impresa non da poco, come già avverte l’audace troncatura del titolo di quell'”unicum” che è il celebratissimo libro di Levi sul suo periodo nei lager, condensata con grande equilibrio in un testo breve (con introduzione di Massimo Giuliani e un ricordo di Andrea Liberatori) a cui Pugliese non fa mancare nulla: dalla scelta, tanto minuziosa quanto personale, dei dettagli degli albori biografici di Levi, su su, attraverso le ascendenze letterarie e le influenze culturali, a cominciare da quella ebraica, fino al contrastante rapporto del futuro deportato con le sue origini, il suo dichiarato ateismo, il suo orgoglio “identitario”. Insieme interrogazione, dialogo intimo, intrepido faccia a faccia con l’autore dell’anima, ad onta dell’ostinato rifiuto leviano delle “etichette” («piacciono ai tedeschi»), l’opera di Pugliese una definizione la decide: lo scrittore, il testimone, il saggista, lo scienziato, il politico, nonché il figlio, il padre di famiglia, il deportato e il sopravvissuto, l’uomo che si arrovella sul “conoscibile”, e quello che si rassegna a «non capire il perché delle cose», ovvero tutto ciò che Primo Levi è stato fino alla sua drammatica scomparsa nel 1987, ne fanno “un uomo”. E però anche, dichiara Pugliese alla luce del suo rapido, ma documentato excursus critico lungo i testi leviani, «uno dei più sorprendenti scrittori di tutti i tempi e a qualunque latitudine. A costo di tradire l’incessante invito alla sobrietà di Primo Levi», conclude, «è così».

Non manca il ricordo della scena primaria di questo personalissimo legame lettore/scrittore: quella del giovane giornalista che scrive a Levi per proporgli nientemeno che un finale diverso di Verso Occidente, racconto del “vuoto esistenziale” dei lemming, roditori portati al suicidio di massa. Levi risponde nel merito, ma anche scusandosi, con la sua tipica premura, per aver «sparso al vento la propria angoscia». Ma intanto, è nato un esempio di quel «personaggio singolare» (così ne I sommersi e i salvati) che è «il lettore che scrive all’autore», e, dopo di ciò, non sarà più lo stesso.

27 gennaio 2018