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di Vincenzo Maddaloni
Il giornalista libero e onesto? A lezione da Gramsci
16 Aprile 2017 – 15:56
Premessa – Il giornalista libero e onesto? Antonio Gramsci in termini più realistici propose il giornalista “integrale”. Scrive nel Quaderno 24: «Il tipo di giornalismo che si considera in queste note è quello che si potrebbe chiamare ‘integrale’ […], cioè quello che non solo intende soddisfare tutti i bisogni (di una certa categoria) del suo pubblico, ma intende di creare e sviluppare questi bisogni e quindi di suscitare, in un certo senso, il suo pubblico e di estenderne progressivamente l’area».
E’ un dovere dell’attività giornalistica: «Seguire e controllare tutti i movimenti e i centri intellettuali che esistono e si formano nel paese». Seguire e controllare tutto, ma bandendo «le cattive tradizioni della media cultura italiana: l’improvvisazione, il ‘talentismo’, la pigrizia fatalistica, il dilettantismo scervellato, la mancanza di disciplina intellettuale⋄.
E così «L’Ordine Nuovo», con le sue pubblicazioni «pratiche» di politica e di economia, con i suoi articoli su Lenin e Bucharin, sul movimento degli shopstewards in Inghilterra e i suoi orizzonti aperti sulla esperienza «soviettista» in Russia ed in Ungheria, divenne il centro del movimento operaio torinese, un forte sostegno in appoggio al grande sciopero dell’aprile del 1920. Secondo Gramsci la comunicazione che si svolge attraverso la stampa diventa un piano sul quale il giornalista e il lettore si incontrano in un rapporto dialettico vicendevole, giacché il pubblico non è una massa inerte, ma un «organismo» attento, in grado di accettare o rifiutare l’informazione, di annuire o di criticare, di scegliere cosa leggere, quando e quanto leggere.
«Bisogna dire e ripetere che quel soldino buttato là distrattamente nella mano dello strillone è un proiettile consegnato al giornale borghese che lo scaglierà poi, al momento opportuno, contro la massa operaia. Se gli operai si persuadessero di questa elementarissima verità, imparerebbero a boicottare la stampa borghese con quella stessa compattezza e disciplina con cui la borghesia boicotta i giornali degli operai, cioè la stampa socialista (…) Boicottateli, boicottateli, boicottateli!».
Oggi qual è il rapporto di fiducia tra il giornalista e il lettore, l’ascoltatore, lo spettatore? Ottanta anni dopo la morte di Gramsci parlare di ruolo dell’informazione ha ancora un senso? La conferma è in un volume appena pubblicato da Tessere Editore ( Antonio Gramsci. Il giornalismo, il giornalista: scritti, articoli, lettere del fondatore de “l’Unità”) con la prefazione di Canfora e la postfazione di Frasca Polara del quale propongo ampi stralci. E’ un vero e proprio manuale su come va esercitata la professione. In quelle note di Antonio Gramsci, molte, moltissime intuizioni straordinarie su come sarebbe diventato il giornalismo, e sulle condizioni per promuovere e realizzare un giornalismo attrezzato, intellettualmente onesto, e soprattutto libero. Buona lettura