Si tratta di un’esclamazione tipicamente infantile, ma ampiamente usata in ogni fascia d’età soprattutto quando si vogliono trattenere espressioni più accese o volgari, che si usa per esprimere in primis noia (“uffa che barba!”), ma anche disappunto (“uffa, si è rotto”), disapprovazione (“uffa, non ti va mai bene niente”), fastidio (“uffa, la smetti di chiamarmi?”), impazienza (“uffa, ne hai ancora per molto?”). Ma anche malinconia. Ricordate Calimero?: «Uffa, nessuno mi vuole bene!».
È la tipica parola onomatopeica, cioè che riproduce il suono che si fa con la bocca nell’esprimere il sentimento che l’ha provocato. Quindi uffa – nelle varianti uff (tipica dei fumetti), auff, auffa – riproduce il suono che si fa gonfiando le guance e poi lasciando uscire l’aria quando si sbuffa.
Oggi ci è venuta in mente non trovando altre parole pronte per il Daily da parte dei collaboratori. Quindi, ci sta un sonoro uffa!