DAILY LA DATA

12 gennaio 1976
muore Agatha Christie

Il 12 gennaio 1976 muore a Winterbrook, nell'Oxfordshire, la scrittrice di gialli Agatha Christie: autentico paradigma dell'indagine "all'inglese".

Poirot? «Un cagnaccio egocentrico». Così, verso la fine della sua lunga vita, Agatha Christie etichettava il suo buffo detective belga dalla testa ad uovo. Non nascondeva affatto, invece, di essere molto affezionata a Miss Marple, anche se le aveva dedicato meno indagini. Probabilmente il personaggio – fin dalla sua prima apparizione nella raccolta di racconti Miss Marple e i tredici problemi del 1927 – le ricordava sua nonna e relativa cerchia di amiche, quelle che «si aspettavano sempre il peggio ed erano, quasi sempre, nel giusto».

Nata a Torquay, nella contea inglese del Devon, il 15 settembre 1890, secondogenita di una ricca famiglia anglo-americana dalle vicende complicate (e toccata da qualche rovescio finanziario), Agatha Mary Clarissa nata Miller trascorse – per sua stessa ammissione – un’infanzia felice. Leggeva molto, ma amava soprattutto Lewis Carroll. Chissà se la vena surreale del creatore di Alice, assieme alle credenze esoteriche dei suoi parenti (che preferirono educarla in casa, insegnandole anche a suonare pianoforte e mandolino) influenzarono poi la sua travolgente carriera di “regina del crimine”.

Agli inizi della Grande Guerra, la giovane Agatha si arruolò come ausiliaria della Croce Rossa, finendo per sposare un ufficiale di artiglieria, quell’Archibald Christie a cui sarà debitrice del magico cognome. Il matrimonio durò poco, il tempo d’impiegare le conoscenze acquisite come infermiera per la redazione del primo romanzo, The Mysterious Affair at Styles (Poirot a Styles Court) del 1920. Archibald la abbandonò per un’altra e Agatha decise di scomparire: la cercarono in tutto il Paese, fino a ritrovarla in una piccola località termale, registrata con il nome della rivale. La vicenda, assai poco chiara nei dettagli (e, del resto, Christie non li rivelò mai, neppure nell’Autobiografia uscita postuma nel 1977), ebbe però una conseguenza evidente: la scrittrice riprese a scrivere, con implacabile regolarità; un romanzo o due all’anno, senza contare i racconti.

Nel 1930 si risposò con Max Mallowan, un professore d’archeologia molto più giovane di lei, e lo seguì nelle sue spedizioni di scavo in Mesopotamia; comunque, continuava a scrivere, si trovasse nel loro appartamento londinese, nella villa di Torquay come a Baghdad (dove la coppia abitò per un certo periodo). Firmava con il cognome del primo marito, con cui ormai era nota, e non solo i gialli: libri di poesie, di viaggi, commedie e – con lo pseudonimo di Mary Westmacott – sei romanzi rosa.

A renderla famosa, soprattutto, quel «seccatore» di Poirot:  l’ex funzionario della polizia belga approdato, profugo, in Inghilterra nel 1914, nato per essere l’esatto contrario di Sherlock Holmes. Miss Marple, invece, l’anziana zitella capace di esplorare il quotidiano, senza scandalizzarsi di fronte ai suoi orrori, ha qualcosa del Padre Brown di Chesterton e una sfumatura di squisito pettegolezzo.

Agatha Christie, o la grande tessitrice; l’esponente più classica del giallo d’indagine “all’inglese”, contrapposto al noir e all’hard boiled di matrice statunitense. Tuttavia, ed è un suo punto di forza, Christie è anche capace di sconvolgere le convenzioni, al punto di non essere mai prevedibile. Sotto l’apparente normalità del vivere borghese, Agatha trova molto altro: fino a dare scandalo, a sovvertire le abitudini, operando un sostanziale lavoro di revisione critica. Lei non si darà mai troppo peso, definendo la propria produzione «una fabbrica di salsicce». Certo è che, al momento della sua morte, avvenuta (per cause naturali, forse è il caso di puntualizzarlo) a Winterbrook House il 12 gennaio 1976, a ottantacinque anni, la scrittrice lascia un impero. La Agatha Christie Limited, società privata proprietaria dei diritti mondiali per oltre ottanta romanzi e racconti, diciannove opere teatrali e quasi quaranta film per la televisione, subirà nel corso dei decenni numerosi passaggi di proprietà e modifiche statutarie, ma rimarrà il miglior monumento al fenomeno Christie: a tutt’oggi, la scrittrice inglese più tradotta, seconda solo a Shakespeare; una formula pressoché irripetibile, nonostante i tentativi d’imitazione.