La mattina del 15 febbraio 2013 in Russia, a sud dei monti Urali, esplose un meteorite di 15 metri di diametro – pari a una massa di 10.000 tonnellate – frantumandosi sopra la città dal nome impronunciabile di Celjabinsk e ferendo indirettamente più di mille persone (almeno quello è il numero di coloro che ricorsero alle cure di un medico). Erano le 9,30 del mattino. L’esplosione fu a decine di chilometri d’altezza nei cieli della zona – ma un grosso pezzo di 570 kg fu ripescato qualche giorno dopo nel vicino lago omonimo . La velocità d’impatto sull’atmosfera è stata calcolata in 54.000 km/h – circa 44 volte la velocità di espansione del suono – facendo, di fatto, saltare tutti i vetri della città (causa principale dei ferimenti).
Non ci fu pioggia meteorica (a parte il pezzo di 570 kg). L’energia prodotta si è calcolata in 500 chilotoni. Il meteorite (fatto importante) non era mai stato rilevato né dai grandi sistemi di controllo mondiale, né dalla rete dei piccoli osservatori.
Sulla questione dei meteoriti che ruzzolano felici nel nostro sistema solare se ne parla spesso in termini catastrofisti. Vale per tutti quello che produsse l’estinzione in massa nel Cretaceo/ Paleocene circa 65 milioni di anni fa – con la drammatica sparizione di quasi tutte le specie viventi sulla Terra (circa il 70%) tra cui i famosissimi dinosauri. Questo episodio invece, quello russo intendiamo, molto più piccolo se non minuscolo rispetto ai precedenti della grande storia dell’astronomia, ci fa capire quanto siano potenti e pericolosi.
Un fatto simile a questo – e piuttosto recente – avvenne sempre nei cieli della Russia (ma stavolta in Siberia) a Tunguska il 30 giugno del 1908. L’impatto atmosferico presumibilmente fu a dieci chilometri d’altezza. Essendo una zona assolutamente disabitata abbatté milioni di alberi – che caddero tutti con la cima orientata nella stessa direzione – e produsse un bagliore visibile a 700 chilometri di distanza. In Occidente non se ne accorse nessuno (gli osservatori erano pochi e per nulla potenti). Ma ad andare a leggere le cronache si trova scritto che in quei primi giorni di luglio non era mai completamente notte e i tramonti erano spettacolari anche nella Londra dello smog.
Più recentemente ricordiamo altri impatti rilevanti anche se minimi. Il 6 giugno del 2002 ad esempio vi fu quello tra l’isola di Creta e la Libia (sopra il Mediterraneo quindi) con una potenza di 26 chilotoni; il 7 giugno 2006 a Reisadalen in Norvegia con una rumorosa esplosione comparata a 500 tonnellate di TNT (il 3% della forza di Hiroshima). A Caracas in Perù il 15 settembre 2007 (Caracas è una piccola località vicina al lago Titicaca) che formò un cratere che sparse gas mefitici facendo ammalare molti residenti. Infine il 7 ottobre 2008 in Sudan che per fortuna, esplodendo nel deserto, non produsse guai ma che su una grande città avrebbe fatto disastri. Essendo nel deserto non se ne accorse nessuno. Ricordiamo infine quello molto piccolo del 21 novembre 2009 vicino al Botswana.