L’intento di questo pezzo non è raccontare Pedro ma acquisirne il sentire, percepire il suo magma interiore. Per questo motivo non troverete nessuna biografia, filmografia, fatti e fatterelli, ma il discorso integrale che la presidente della giuria che assegna il Leone d’oro, la regista argentina Lucrecia Martel, ha tenuto in occasione del Leone d’Oro alla carriera a Pedro Almodovar.
«Oggi siamo riuniti per celebrare Pedro Almodovar. Uso queste parole che sono le stesse della messa cattolica.
Il cinema è la sua religione, lo ha detto molte volte. Il cinema ha posto rimedio a ciò che la scuola umiliava in lui e in molte ragazze e ragazzi.
La sua parrocchia era il cinema del quartiere. Su quell’altare di luci, di canzoni orecchiabili, danzavano le dive di tutti i tempi che lo proteggevano dagli inutili moralismi, come dovrebbero fare i santi.
In un’intervista hai detto di essere stato sicuramente un bambino molto forte per sostenere così tanta mancanza di comprensione. Il più forte dei bambini.
Almodóvar è stato causa e conseguenza della Movida, la controcultura che ha riscattato la Spagna dal lungo letargo del franchismo, combattuto con le migliori armi: film, riviste, libri, musica e feste. Lo dico con la nostalgia di quegli anni ’80, quando il desiderio era molto meno organizzato. La salute non era un bene necessario. E la città era l’avventura in cui lanciarsi.
Era più importante avventurarsi in certe strade piuttosto che avere un televisore home theater 5.1 per vedere tre stagioni da 11 episodi. Un decennio con molta meno paura di adesso.
In 45 anni ha diretto e scritto più di trenta film e cortometraggi. Le sue invenzioni fanno parte della memoria dell’umanità.
Sappiamo che ha iniziato a fare film senza aver frequentato una scuola di cinema e abbiamo celebrato questa lacuna.
Ha affinato il suo udito ascoltando i pettegolezzi dai parrucchieri, le lavandaie in riva al fiume, nei vicoli con i tossici insonni, sentendo le chiacchiere dei vicini.
Per diverse generazioni di registi latinoamericani, il suo cinema è stato una riconciliazione con il castigliano. I suoi dialoghi hanno illuminato la lingua delle nostre famiglie. Ha reso indimenticabili le sue colonne sonore con le canzoni di Chavela Vargas, La Lupe, Mina. Nella sua infanzia collezionava immagini di dive del cinema stampate con colori squillanti che, come ha raccontato lui stesso, hanno poi ispirato la sua stravagante tavolozza di colori.
Ma è impossibile vedere i film di Almodovar senza riconciliarci con gli angoli delle nostre case in cui la moda dell’epoca naufragò. Gli sfondi delle nostre foto di famiglia. Le nostre feste dei quindici anni e le conseguenti acconciature.
Almodovar ha inondato la nostra memoria di invenzioni che non necessitavano di grandi budget, ma di un’onestà provinciale.
Quei saloni con carte da parati squilibrate, le infermiere amorevoli, i tappeti con stampe animalier, le acconciature fatte con lo spray, le donne asimmetriche e i cerchi delle caffettiere ci hanno reso più liberi.
Ci hanno liberato dal buon gusto, dalla buona educazione, dalla meschina morale di chi si autodefinisce normale.
Ci hanno liberato dalla certezza dei legami familiari.
Ci hanno riconciliati con la stupidità, con le assurde frasi fatte, con i malintesi.
Molto prima che noi donne, le persone omosessuali, quelle transessuali, non ne potessimo più del miserabile posto che occupavamo nella storia, Pedro ci aveva già trasformato in eroine.
Aveva già rivendicato il diritto di inventare noi stessi.
Aveva già messo le protesi mammarie, i dildo, accanto a un mestolo o una pentola a vapore, sullo stesso piano di qualsiasi altra cosa utile.
In questo periodo, si sta occupando degli uomini. Fondamentale. Grazie Pedro!
Non c’e un dover essere, nell’etica di Almodovar, c’è la necessità di creare. Il dovere di inventare. Ha disintegrato il moralismo che si nasconde dietro i generi del cinema, mescolandoli, sovrapponendo il melodramma al thriller. Ha utilizzato il ridicolo per creare un’arma senza precedenti contro gli abusi.
Se crediamo che il cinema abbia il potere di espandere il mondo che conosciamo, quel mondo è cresciuto molto da quando Pedro ha iniziato a girare cortometraggi a metà degli anni ’70. I suoi film hanno inaugurato territori in cui è possibile vivere meglio.
Pedro, ora che l’estrema destra cresce nel mondo come se nulla fosse successo, ora più che mai ne abbiamo bisogno. Visto che continuiamo a immergere i nostri bikini in un mare di morti».