La sera di Santo Stefano del 1944 al Civic Theatre di Chicago andò in scena la prima assoluta del dramma di Tennessee Williams Lo zoo di vetro, una delle opere teatrali contemporanee che ha avuto il maggior numero di repliche sui palcoscenici di tutto il mondo.
Tratto da un racconto del 1934 dello stesso Williams, il testo narra del soffocante rapporto all’interno di una famiglia composta da una madre sola perché abbandonata dal marito, dal figlio Tom e dalla figlia Laura, quest’ultima introversa e fragile perché resa zoppa da una malattia. Lo zoo di vetro del titolo è una collezione di animaletti di cristallo su cui si concentrano le cure dell’infelice ragazza. A spezzare la monotonia della sua vita è l’arrivo di un personaggio cooptato dal fratello, un collega di Tom con cui la madre spera di accasare la figlia, che si rivela però una presa in giro, un banale ladro di illusioni. Dopo averla baciata, infatti, le rivelerà di essere in procinto di sposare un’altra. Nel momento di maggiore tensione, con un brusco movimento, farà cadere l’animaletto prediletto di Laura, l’unico animale dello zoo che non esiste, un unicorno a cui si spezzerà il corno che lo rende leggendario.
Dramma ricco di metafore, centrato per lo più sull’incapacità di realizzare i propri desideri, Lo zoo di vetro dopo dieci settimane di rappresentazioni a Chicago venne trasferito nei teatri di Broadway, dove andò in scena fino al 3 agosto 1946 per un totale di 563 repliche. Nello stesso anno, il 13 dicembre, venne allestita la prima italiana del dramma al Teatro Eliseo di Roma con la compagnia di Rina Morelli (nei panni di Laura), Paolo Stoppa e Giorgio De Lullo per la regia di Luchino Visconti, la cui sensibilità tanto era vicina a quella di Tennessee Williams.