Huang fu, oggi ha 97 anni. È stato un soldato e per circa la metà della sua vita ha abitato a Taichung City, sulle isole Taiwan, nel quartiere di Nantun, un villaggio costituito da alloggi temporanei dati in uso ai veterani e diventati poi definitivi. Nel corso di una decina d’anni, da quando il suo Governo ha annunciato l’intenzione di demolire il villaggio, in cui erano rimaste solo 11 persone, ha dipinto una per una tutte le case abbandonate, rendendole una stupefacente pittura a cielo aperto ed un’attrazione turistica.
Colori vividi, disegni onirici, un tripudio di colori primari. Alcuni murales sembrano dei mandala, altri evocano la ripetizione inconsapevole di mitologemi universali. Tratti che raccontano storie, tradizioni, sogni, passioni.
Il primo segno Huang Fu, nonno Arcobaleno come ormai è chiamato, lo ha tracciato all’interno della sua abitazione: ha dipinto un uccello, richiamando quel po’ di tecnica che gli aveva insegnato suo padre quando aveva cinque anni. Lo ha fatto, ha poi raccontato, «perché non c’era più nessuno in giro e lui si annoiava». Poi ha proseguito all’esterno, e poi sui muri delle case vuote, giorno dopo giorno, alzandosi alle prime luci e lavorando, ultranovantenne, quattro o cinque ore al giorno. E ora, quell’espediente di resilienza, di fantasia e di creatività non solo ha salvato il villaggio dalla demolizione, ma lo ha reso noto in tutto il mondo, lo ha trasformato in un arcobaleno per i popoli che lo visitano, una fonte di ispirazione, un sentiero di poesia, un sorriso sul l’abbandono e sulla sconfitta.
Chissà che soldato è stato, Huang. Chissà con che convinzione e per quali motivi ha combattuto l’esercito comunista durante la Guerra Civile Cinese… Certo oggi è un vecchio che gioca una nuova vita, fra i colori e la luce di un villaggio rinato che sembra un simbolo gioioso di fiducia, di speranza e di fratellanza universale
