DAILY LA PAROLA

Binge-watching

Neologismo derivato dall'unione delle parole inglesi "binge" e "watching", che definisce le abbuffate di tv (soprattutto serie tv), rubando preziose ore al sonno, al riposo e a passatempi più edificanti. Una specie di droga che lascia soddisfatti, ma tristi. Che immensa tristezza!

Eccoli, i titoli di coda. La puntata è stata avvincente, appassionante e, naturalmente, si è conclusa proprio sul più bello. Cosa succederà dopo? Un rapido sguardo all’orologio: è tardi, la sveglia domattina suonerà presto, sarebbe meglio andare a dormire. Poi, però, l’occhio cade lì, sullo schermo, in fondo a destra. E appare una scritta che non lascia scampo: prossimo episodio. Il dubbio, ora, è amletico: aspettare quei pochi secondi che separano dall’inizio della nuova puntata e condannarsi a poche ore di sonno o far prevalere la ragione, spegnere il computer e concedersi qualche ora di meritato riposo? La risposta apparentemente sembra semplice, ma non lo è. Non lo è per milioni di persone che praticano, a livello agonistico, il binge-watching, una maratona televisiva in cui si corre a ritmo forsennato verso il finale di stagione, tagliando il traguardo con gli occhi rossi e le palpebre che si chiudono.

Neologismo di origine anglosassone, il termine deriva da binge, che significa abbuffata, e watching, cioè visione. E il malato di binge-watching divora serie e programmi televisivi con una fame incontrollabile, che lo porta a passare molte ore davanti a uno schermo, molte di più di quelle preventivate, incapace di fermare la visione, desideroso di sapere sempre cosa succede dopo. L’avvento di piattaforme come Netflix, poi, non ha fatto che aumentare i casi di binge-watching: le puntate delle serie televisive sono fruibili come un pacchetto completo e una delle caratteristiche principali è proprio che l’episodio successive parte in automatico al termine della puntata, per cui non è necessaria nessuna azione da parte dell’utente, nessun muscolo deve essere mosso in questa maratona da divano.

Negli anni, gli studiosi si sono interessati molto a questo fenomeno, desiderosi di scoprirne cause e effetti. E sembra che il binge- watching abbia, nel corpo umano, una reazione molto simile a quella provocata dalle droghe: un rilascio di endorfine che porta a desiderare che ciò che si sta facendo non finisca, che l’esperienza continui e non si esaurisca mai. Come ci si sente dopo un’intensa sessione di binge-watching? È ancora Netlfix a definire, in un tweet, la parola adatta a descrivere questo stato d’animo: sadisfying. Un misto di tristezza (sad) perché è finito qualcosa che ci ha appassionato molto e satisfying, cioè soddisfazione per essere riusciti a terminare un’intera stagione in poche ore. Perché alla fine è così: come tutte le cose attese a lungo quando finiscono il sapore in bocca è dolce e amaro allo stesso tempo, la gioia e la tristezza si mescolano in un tornado di emozioni quasi impossibili da definire. E così, per un beffardo scherzo del destino, ore e ore di binge-watching lasciano sadysfying, felici e tristi in questo ironico spettacolo che è la vita. Lo spettacolo più difficile da smettere di guardare.