DAILY LA PAROLA

Brigante
#paroledasalvare

Brigante, un'altra delle #paroledasalvare, dal fascino antico, tra la paura che questa figura incuteva e l'aura romantica di cui spesso si circondava. Oggi le cose sono cambiate insieme al significato di questa parola

L’origine di questa parola viene da lontano nel tempo e nello spazio, da oltre la Manica; il termine brigante deriva dall’altro sostantivo briga, una parola di origine celtica che i romani collegavano alle scorribande di non meglio identificati predoni e che si sarebbe diffusa nel continente attraverso la predominanza linguistica dei Celti. Il periodo sarebbe quello del gran calderone dell’alto medioevo con l’Europa in tumulto e mutamento, ma i linguisti non sono convinti del fatto che briga sia arrivato direttamente per un’influenza decisiva di predoni di origine celtica; se esiste una evoluzione etimologica del termine, si è persa probabilmente nei flussi evolutivi delle lingue romanze ed è oggi impossibile farne una genealogia.

Ma è sostanzialmente importante il senso di questo termine, perché briga viene associato con la forza, il vigore, la prepotenza e il brigante è proverbialmente l’uomo che vive con l’impiego della forza bruta non come lavoratore manuale, ma contro gli altri esseri umani; il brigante va contro ogni contratto sociale, seguendo solo il diritto naturale sancito dalla propria forza personale.

Pratica appunto il brigantaggio, definito come tale fin nella Francia tardo-medievale; ritroviamo in Italia il brigantaggio discusso nella storia più recente come fenomeno che costituì una minaccia per l’unificazione italiana e poi per la stabilità del regno sabaudo nel meridione; solo in questo caso gli storici ammettono il brigantaggio come un fenomeno organizzato, simile a una risposta politica contro lo Stato praticata in massa e con organizzazione paramilitare da parte di criminali veri e propri, disertori e dissidenti politici; infatti, dietro la forza dei briganti ci può essere il sostegno di una nazione ufficiale coinvolta nella guerra contro un rivale, rendendoli dei mercenari; come definire esattamente personaggi come il celebre “Fra Diavolo”, bandito al servizio delle forze antinapoleoniche nell’Italia Centro-meridionale? Combattente per la libertà o assassino al soldo?

Il brigante che appare nei miti è uno spauracchio per convincere i bambini a rimanere a letto, o uno stereotipo rielaborato dal folklore e dal romanticismo; nella realtà dei fatti, il brigante è sempre stata una forza ambigua, che per il tutore dell’ordine, soldato, miliziano o gendarme, poteva oscillare fra il pericolo da gestire per l’ordine quotidiano o il possibile alleato in periodo di guerra.

Dove sono i briganti oggi? Quelle squadraglie nere pullulanti in varie parti del mondo, sono forse briganti? Pretendono l’originalità ma si assomigliano un po’ tutte nel praticare un estremismo che non vive di ideologia convinta, ma che invece spruzza un po’ di narrativa sulla propria nichilistica radicalizzazione, perciò possono dirsi vicini agli angeli e allo stesso tempo essere massacratori di bambini, possono dirsi cattolici e allo stesso tempo essere praticanti del più spietato darwinismo sociale.

Essi sono però pedine di poteri più grandi e smaliziati, che possono sacrificarli come risorse in un giochino di strategia, senza tanti complimenti; il miglior alleato dello zio Sam di turno viene brutalmente sterminato da una squadra speciale qualche anno dopo.

Alla fine della fiera, come ci dimostra la storia, a dettare l’ultima parola non è la manona greve del brigante, ma quella guantata dell’uomo di palazzo.