DAILY LA PAROLA

Capitano

Periodo amaro questo per i capitani: per quelli respinti in mare e per i finti capitani, che vorrebbero rappresentare una nazione e invece, a malapena, rappresentano sé stessi

Capitano. Dal latino capitanus a sua volta variante del tardo capitaneus derivato da caput -pĭtis che significa capo, testa, ed è un sostantivo che indica qualcuno che è a capo, appunto, e ricopre così un ruolo di comando. 

Un termine che siamo abituati ad usare nel linguaggio quotidiano, soprattutto per l’utilizzo che se ne fa nel lessico sportivo – il capitano, infatti, è colui che rappresenta la squadra nella maggior parte degli sport di gruppo -, e nel gergo militare – indica un ufficiale inferiore – ma che negli ultimi mesi è d’uso comune anche quando si parla di argomenti che con la disciplina sportiva o militare hanno poco a che fare:  la politica, per esempio.
Sì, perché “capitano” è il termine che ama utilizzare per definirsi il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che proprio in questi giorni si è “fronteggiato” seppur per via mediata, con un altro capitano: Carola Rackete la capitana, per essere precisi, della Sea Watch, nave impegnata nel soccorso in mare dei migranti, fermata nella notte tra venerdì e sabato per aver forzato il blocco navale e raggiunto così Lampedusa. 
Ma di capitani, nel nostro immaginario, ce ne sono tanti. E in questo ultimo periodo hanno dato un gran daffare a giornalisti e “leoni” da tastiera. Come capitan Totti, che ha organizzato una conferenza stampa per commentare il “tradimento” della sua Roma o,  andando un po’ a ritroso il Capitano Ultimo, al secolo Sergio di Caprio, militare noto al grande pubblico per il suo ruolo nella cattura di Riina, che qualche mese fa ha subìto la revoca della scorta, che da anni lo proteggeva, e se l’è vista restituire dal Tar del Lazio nel dicembre scorso. Capitani ben più radicati nel sentire comune di quelli citati ad inizio articolo.
Esistono anche capitani più simpatici e meno impegnativi: capitan Harlock, l’eroe dell’omonimo cartoon, o per i figli degli anni Ottanta il capitano delle guardie reali di Francia, Lady Oscar. Ma tornando all’etimologia della parola, ricordiamo che il capitano è colui che pilota un aereo o una nave – e viene subito in mente il capitano Schettino e la tragedia della sua Costa Concordia – ma anche una capitano di industria come il compianto Gianni Agnelli. Per gli amanti della poesia il capitano è anche il protagonista dei versi di Walt Whitman, magistralmente interpretati da Robin Williams ne L’attimo fuggente.
Ma a parte gli esempi di costume, è  un periodo amaro questo per i capitani: per quelli respinti in mare, a cui resta la responsabilità della vita dei loro sottoposti e passeggeri, e per i finti capitani, che vorrebbero rappresentare una nazione e invece, a malapena, rappresentano sé stessi.