Corna deriva dal plurale latino neutro di cŏrnu e in italiano è uno dei due plurali della parola corno. Come accade per braccio-bracci-braccia oppure budello-budelli-budella, filo-fili-fila e così via, ha un significato diverso dal plurale in –i. In questo caso ha valore collettivo e si usa, in natura, per indicare le appendici ossee sulla testa di alcuni ungulati o altri mammiferi, come ad esempio il palco ramificato dei cervi, le particolari corna a lira delle vacche maremmane, eccetera.
Il sostantivo, tuttavia, viene utilizzato in una discreta quantità di modi di dire che hanno a che fare con la scaramanzia, con la musica, con il tradimento (vedi QUI la parola cornuto di Luigi Chicca), con la superstizione. Il gesto delle corna, ad esempio, ha significati variabili, riconducibili a culture, tradizioni popolari e luoghi diversi: nella musica rock, è segno di complicità con il pubblico e i fan, in Italia durante un sorpasso è lo scherno verso l’auto che resta indietro, ma è anche l’offesa cornuto, sempre sulla strada, per uno sgarbo tra automobilisti. Per molti è legato all’occultismo e al satanismo, è ritenuto simbolo massonico
Ma è nei modi di dire che si scatena la fantasia popolare: drizzare le corna, insuperbirsi e, al contrario, abbassare le corna, umiliarsi; dare sulle corna a qualcuno, infastidirlo; dire peste e corna, sparlare; fare le corna, fare gli scongiuri; andarsene con le corna rotte, uscire umiliati e sconfitti; prendere il toro per le corna, affrontare una difficoltà; rompere le corna a qualcuno, picchiarlo o umiliarlo; rompersi le corna, subire un grave scacco.
Poiché oggi si festeggia San Valentino, tanto vale ricordare che le corna sono due appendici simboliche sulla testa di chi viene tradito dalla persona amata: avere o portare le corna, venire tradito; mettere o fare le corna a qualcuno, tradirlo. Ma non c’è troppo da preoccuparsi, perché come scrive Giulia De Lellis, Le corna stanno bene su tutto.