DAILY LA PAROLA

Daje

Daje è un’espressione tipicamente romana, utilizzata ad oggi anche in altri dialetti grazie alla diffusione mediatica e sociale. Proviene dal verbo dare ed ha molteplici significati che la rendono azzeccata in pratica per qualunque occasione nella quale se ne usufruisce.

A volte si lega a prefissi e suffissi per assumere connotazioni ulteriori, come nel caso di ed-daje o aridaje. Innanzitutto, consta di una sfumatura esortativa. Quando nostro fratello occupa il bagno da quarantacinque minuti e lo scuolabus è già sotto casa, urleremo un potente Eddaje! per fargli capire che deve darsi una mossa. Ancora, può avere un’accezione affermativa. Alla domanda: “Va bene se per pranzo faccio un po’ di pasta?”. Si risponderà Daje per comunicare che sì, un piatto di penne va benissimo.

Nel caso in cui una chiamata si prolunghi oltremodo e si debba tagliar corto, si mormorerà un Daje Daje, in modo da concludere finalmente l’interminabile telefonata. Arrivati invece, dopo mesi, a terminare il lavoro di gruppo per Storia dell’arte, i compagni si saluteranno con un daje regà! ricco di soddisfazione e sollievo.

Daje può anche semplicemente essere un’esclamazione di gioia quando la squadra del cuore segna un gol o una forma di incoraggiamento prima di discutere la tesi. Può trattarsi anche di un’espressione di dissenso o una preghiera, con la quale si tenta di convincere un amico a prestare la Playstation.

Correlata alla particella de veicola un valore ben preciso, equivalente a un dacci dentro o aggiungi pure. Se il caffè è molto amaro, per far capire alla cameriera che si gradirebbe addolcirlo, si potrà esclamare Daje de zuccheroAridaje invece comunica fastidio, principalmente per un evento che si reitera nel tempo contro la nostra volontà. Se l’ex storico continua a telefonare senza tregua, una volta visualizzato il suo nome sul display dello smartphone, ci si abbandonerà ad uno sconsolato Aridaje!