DAILY LA PAROLA

Emo

Stile di vita giovanile, caratterizzato da temperamento sensibile, abbigliamento scuro e capelli neri con ciuffo su di un occhio

L’origine della parola emo è piuttosto incerta, anche se si ritiene legata al concetto dell’emotività quando sfocia in depressione e solitudine. Con emo, ci si può riferire sia alla musica punk/rock e hardcore degli anni Novanta, sia alla cultura che deriva da questo genere musicale. Non solo, gli emo sono ragazzi e ragazze che hanno scelto uno stile di vita particolare, prendendo inizialmente spunto dai testi tratti all’universo skater.

Di solito vestono colori classici come il nero, il bordeaux o il blu notte, portano camice dalle tinte scure. Indossano per lo più jeans molto aderenti e t-shirts con i nomi di rock band famose, accompagnati da molti accessori, cinture borchiate, spesso dai colori accesi, orecchini e piercings a naso e sopracciglia. Il trucco sugli occhi è molto pesante e richiama le tonalità dei vestiti. Inconfondibile l’acconciatura: capelli tinti di nero, rigorosamente lisci, ciuffo sull’occhio e occasionalmente qualche ciocca dai colori fluo.

Dagli anni Novanta in poi, il movimento emo si è evoluto, creando già dal primo decennio del Duemila nuove mode e subculture. Oggi si contano i christian emo, che prediligono abiti comuni, non bevono ed ascoltano christian metal; i prog emo, amanti di anime, manga e videogiochi, tendenti a isolarsi dalla massa; i trustafarian emo, dai vestiti larghi e spiccati tratti hippie, vicinissimi alla causa vegan.

Gli emo sono stati per lungo tempo assai chiacchierati per alcuni comportamenti autolesionisti e un tasso di suicidio pericolosamente alto. Spesso sono stati presi di mira anche per la sensibilità e la timidezza che li contraddistingue, anche se essere un emo non comporta automaticamente essere tristi e timidi. In alcuni casi, il termine assume un senso offensivo, anche se chi lo usa con questa accezione non ne conosce affatto il significato.