DAILY LA PAROLA

Furia

E' un repentino e per lo più rapido stato di eccitazione dettato da un accesso di collera o comunque da una forza incontrollabile che si manifesta con atti e parole violente in un impeto d’ira

Le infere divinità della mitologia romana – corrispondenti alle Erinni greche da cui derivano i loro nomi: Aletto, Megera e Tisifone – che costituiscono la triade delle Furie, attribuiscono qualcosa di sacro a quell’impetuosa forza che talvolta – di taluno spesso – s’impossessa degli esseri umani e li acceca, trasfigurando il loro volto in una maschera mostruosa invasa dall’ira ed eccitando i loro corpi con impeti violenti.

Perciò quando si è infuriati o in preda al furore – parole chiaramente imparentabili alla furia di cui qui si tratta – si deve ammettere di essere in mano ad entità più forti di noi, divine appunto, per quanto recluse nella zona grigia del sacro, in quei meandri in cui c’è stata corruzione del bene e permane solo il male, l’infernale, il diabolico.

Accorgersene è sano, crogiolarcisi no, procura anzi solo danni. E che siano agli altri o a se stessi non fa molta differenza, perché dai danni e dalle dannazioni scaturiscono solo danni e dannazioni e chi rimane è un dannato.

Derivata dal verbo latino furĕre, che significa appunto «infuriare», la furia è un repentino e per lo più rapido stato di eccitazione dettato da un accesso di collera o comunque da una forza incontrollabile che si manifesta con atti e parole violente in un impeto d’ira. È nelle sue grinfie che si spaccherebbe tutto.

Si può però essere anche accecati dalla furia delle passioni, o della sensualità, oppure, quasi fosse una mania, dalla furia del guadagno a ogni costo, del possesso di oggetti o persone desiderate. E questo conferma quanto il sacro e l’avernale facciano la loro parte.

La “furia di” può essere affiancata alla disperazione, al combattimento, al vento o alla tempesta, a un morbo: ne derivano la furia della disperazione o la furia della tempesta e così via.

Ma la “furia di” è impiegata anche come locuzione avverbiale per indicare un’azione insistentemente ripetuta che dà più efficacia di “a forza di”: a furia di dire, di ripetere, di bastonate, calci o scapaccioni; a furia di spintoni, di raccomandazioni.

La furia è anche una fretta più in fretta della fretta: andava in fretta e furia. Perciò si mette furia a qualcuno per dirgli di sbrigarsi.

Se volete tirare delle conclusioni fatelo ma senza furia, perché fare una cosa di furia vuol dire tirar via: in tal caso non ne verrà fuori niente di buono.