DAILY LA PAROLA

Gratis

Gratis deriva dal latino. Per i cultori dell’etimologia spicciola nasce dalle ceneri dell’ablativo plurale di gratia (cioè graziosamente) e nel suo lento e secolare risalire dalla profondità della lingua di Cicerone fino ai giorni d’oggi, si è trasformato in qualcosa di gratuito, vale a dire senza compenso, con sinonimi molto italiani quali prendere a ufo, scoccare, andare a sbafo, entrare allo stadio o nei concerti alla portoghese etc.

Il nostro paese sul gratis ci ha costruito un’intera cultura politica e comportamentale al punto di iniziare a cambiare in alcune parti d’Italia la parola stessa. Avere qualcosa di agratis – per capirci – una volta significava che a scuola ti prendevi un bel segnaccio con la penna blu o rossa (dipendeva dalla gerarchia dei colori praticata da ogni professore) mentre nel linguaggio di adesso è un titolo di merito, vuol dire che sei stato abile, furbo, che hai gabbato qualcuno o qualcosa senza pagare un soldo. Gratis però è la parola più ingannevole che esista. Lo sapevate? Una vera e propria frode lessicale e culturale. Ve lo dimostro.

Come ogni parola contiene in sé il proprio significato sociale. Ricevere un oggetto gratis da un parente è un atto di grazia e dunque un omaggio o un regalo, mentre darsi da fare per ottenere un beneficio economico senza sborsare una lira dipende da che parte si sta nello spazio–tempo dell’azione. Per dire: il nuovo governo ha deciso che le rette degli asili per i meno abbienti saranno gratis. Dunque per chi se ne avvantaggia è un atto di giustizia. Per chi contrario invece è un furto: vale a dire l’uso del denaro della collettività per aiutare solo una parte di essa.

La politica in generale sulla parola gratis ha costruito tutte le sue fortune. Fortune che si sono sempre fermate nel territorio delle promesse. Gratis doveva essere la scuola pubblica, gratis dovevano essere le prestazioni sanitarie, gratis il bollo dell’auto, gratis l’uso di internet e via elencando. Di fronte alla realtà della vita – che non regala mai niente – ecco allora che la parola gratis è stata volutamente mascherata. L’esempio più evidente è la Flat Tax, la mitica tassa piatta di salviniana memoria. Come si fa a dire all’elettore medio che se la si applica ci guadagneranno solo i ricchi? È evidente che non si può. Ecco allora che il gratis si maschera, assume un’altra identità, si nasconde nella complessità allo scopo di non mostrarsi per quello che è, ma per quello che si vorrebbe che fosse. Con la tassa piatta, si è dunque detto, gli imprenditori libereranno risorse che andranno a beneficio della collettività così da fare più investimenti e produrre lavoro. Se invece avessero descritto la verità, avrebbero detto in un altro modo: ad esempio che i ricchi pagando meno contributi statali, si sarebbero goduti di più la vita, con la conseguenza di una crescita delle vendite dei generi di lusso che avrebbero indotto un piccolo boom in quel segmento di mercato, il tutto finanziato con i soldi dei più poveri che non solo non avrebbero goduto del beneficio, ma si sarebbero visti tagliare selvaggiamente i piccoli investimenti che determinano o meno il livello della qualità della vita di un popolo. Gli asili ad esempio che sarebbero stati a pagamento, le strade che avrebbero avuto le buche (diciamo più buche di adesso dai, che è meglio) i libri scolastici che sarebbero stati a prezzo intero, le cliniche private che si sarebbero moltiplicate come funghi, mentre quelle pubbliche, vale a dire gli ospedali, avrebbero avuto meno fondi etc.

Ecco perché gratis cela sempre l’inganno. Anzi è la parola più imbrogliona che esista. Ecco perché quando la sentite dire dovreste mettervi una mano sul davanti e un’altra sul di dietro… e pregare il vostro Dio.

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