HERMANN HESSE
Niente è così sereno e così rasserenante come la bellezza e l’arte – intendo dire se siamo così devoti alla bellezza e all’arte da dimenticare per questo noi stessi e il brulicante dolore del mondo –. Non c’è bisogno che sia una fuga di Bach o un quadro del Giorgione, basta una macchia di blu in un cielo nuvoloso, il ventaglio palpitante della coda di un gabbiano, bastano i colori dell’iride di una macchia d’olio sull’asfalto della strada. E anche assai meno.
Se dalla felicità torniamo alla coscienza dell’io e alla cognizione del dolore della vita, allora la serenità si trasforma in tristezza, il mondo ci mostra, invece dal suo cielo radioso, le sue valli oscure, la bellezza e l’arte diventano portatori di tristezza. Ma restano belli, divini, si tratti di una fuga, di un dipinto, delle piume della coda di un gabbiano, di una macchia d’olio o anche di qualcosa di meno. E se il rapimento di quella felicità dimentica dell’io e del mondo può durare solo pochi istanti, l’incanto saturo di tristezza per il miracolo delle cose belle può durare ore, giorni, una intera vita.
L’arte è la contemplazione del mondo in stato di grazia.
da Letture da un minuto, (381 / 386) Rizzoli Editore, 1983, pag. 158
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