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Leila, la Biblioteca che vuol fare la rivoluzione

«Per creare un corto circuito in un sistema sbagliato, e innescare una piccola rivoluzione culturale che investa il modo di pensare delle persone». È lo spirito che ha portato un gruppo di brillanti giovani ad aprire Leila Bologna-la Biblioteca degli oggetti. E sono proprio loro, in prima persona, a raccontare questa innovativa esperienza di sharing economy, come una visita in soffitta. Con loro parte da oggi una collaborazione con TESSERE.

«Per creare un corto circuito in un sistema sbagliato, e innescare una piccola rivoluzione culturale che investa il modo di pensare delle persone». È lo spirito che ha portato un gruppo di brillanti giovani ad aprire Leila Bologna-la Biblioteca degli oggetti. E sono proprio loro, in prima persona, a raccontare questa innovativa esperienza di sharing economy, come una visita in soffitta. Con loro parte da oggi una collaborazione con TESSERE.

con ANTONIO BERALDI – FRANCESCA GIOSA – FILIPPO SANGUINETTI – NICOLA ALBANO – ANDREA ACCORSI

Il legno è ruvido e coperto da un sottile strato di polvere. Si sente ancora l’odore acre della vernice gialla, rimasto nell’aria. Mi piace pensare che le mensole siano delle stanze, gli sportelli dei bauli che custodiscono tesori preziosi. Mi addentro in punta di piedi in questa strana biblioteca… non ci sono libri, né cd, né giornali, ma tanti oggetti, tutti diversi. Non sono nuovi ma trasmettono una sensazione di vita vissuta che solitamente non respiri dentro un negozio.

Vedo uno zaino da montagna. C’è cucito sopra un adesivo con una bandiera di un Paese lontano. Una delle cinghie è stata ricucita, la parte inferiore è consumata, profuma di avventura. Mi chiedo di chi sia, dove è stato, che cosa ha visto. Immagino un ragazzo, alla sua prima esperienza. Penso alle sue paure, al mal di schiena dopo ore di cammino, ai vestiti lasciati lì per far posto ai regali da riportare a casa. Questo zaino non è semplice stoffa colorata, cucita insieme. È molto di più.

Continuo il mio viaggio dentro questa biblioteca, passando la mano lungo la mensola, finché non incontro un oggetto morbido, grande, nero. Non capisco subito che cos’è, gioco con l’immaginazione, poi lo guardo bene e la mia mente viene invasa da un’infinità di ricordi. Una tenda da campeggio. Mi tornano alla memoria le serate a dormire nei boschi, il freddo del mattino quando ti svegli con la rugiada che ti gocciola in testa e le scarpe bagnate. Penso che è passato troppo tempo dall’ultima volta che ne ho montata una.

Mi chino, e vado a cercare tra le mensole in basso, nelle zone nascoste. Trovo una scatola dal cartone rovinato, sta in piedi per miracolo, deve avere molti anni. Contiene una macchina per fare la pasta, manuale, con la leva da girare. Mi fa venire in mente la mia nonna e il fatto che, nonostante me l’abbia sempre proposto, non sono riuscita a farmi insegnare. Forse non è un caso che oggi l’abbia trovata. Forse è arrivato anche per me il momento di imparare.

Poco più in là, appoggiata al muro, c’è una scatola piuttosto grande. Contiene un box per bambini, da viaggio. Provo a immaginare quella bimba che, aggrappata alla rete di quello stesso box, si è alzata in piedi per la prima volta. Penso a dove sta correndo in questo momento. Io non ricordo il mio primo passo, e so che neanche lei adesso ci sta pensando. Ma forse tra vent’anni anche lei si imbatterà in un posto come questo e ci ripenserà, sorridendo come sorrido io. Non avrei mai pensato a quanta magia può portare con sé un semplice box di plastica.

Ci sono tanti altri oggetti. Tutti sono stati acquistati, portati a casa, utilizzati una o due volte e poi sono stati messi via. Tutti, in maniera diversa, hanno regalato al loro proprietario un’emozione, hanno permesso di vivere un’avventura, forse hanno anche segnato dei momenti importanti.

Non ci avevo mai pensato prima, ma tutti gli oggetti portano con sé un pezzettino della storia di coloro che li hanno posseduti. E tanta ne possono ancora regalare. Penso a tutte le cose utili che possiedo e che, in questo momento, stanno prendendo polvere e invecchiando dentro un armadio o in cantina. Penso che l’idea di usare un oggetto che, prima di me, è stato usato da qualcun altro e che quest’altra persona possa usare un oggetto che ho utilizzato io, mi fa venire voglia di conoscerla, questa persona.

Penso a come, dalla semplice condivisione di un oggetto, possa nascere tanto di più.

Viviamo in un mondo in cui possiamo acquistare tutto quello che ci va (non che ci serve), a prezzi sempre più bassi, stando semplicemente seduti sul divano, in ogni momento del giorno e della notte. Allora perché, anche se abbiamo tutto, ci sembra sempre che ci manchi qualcosa? Perché più ci riempiamo di cose e più ci sentiamo vuoti?

Viviamo in una società super interconnessa, dove non è mai stato così facile comunicare. Allora perché è così difficile chiacchierare con una persona che incontriamo in autobus? Perché non conosciamo il nome dei nostri vicini di casa? Perché è così difficile accogliere chi è diverso da noi?

Alla fine, se ci pensiamo, condividiamo già moltissimo con i nostri vicini e con gli altri abitanti della nostra città (e del mondo). Condividiamo l’aria che respiriamo e quello che ci regala la natura, di cui siamo tutti responsabili. Condividiamo una città e degli spazi comuni, che dobbiamo curare e far vivere. E condividiamo la fortuna di essere nati dalla parte giusta del mondo, fortuna che – per chi lo vuole – si trasforma nella responsabilità di fare qualcosa per lasciare il mondo un po’ migliore di come l’abbiamo trovato.

È per questo che è nata Leila Bologna – la biblioteca degli oggetti. Per creare un corto circuito in un sistema sbagliato, e innescare una piccola rivoluzione culturale che investa il modo di pensare delle persone.

Leila, infatti, ti invita ad avere fiducia nel prossimo e ti invita a non acquistare per il semplice gusto di comprare qualcosa, come la società consumista ci spinge a fare, ma perché davvero lo desideriamo. È ambizioso, ma possibile.

Sta succedendo a Bologna, da ormai un anno, presso la sede della Biblioteca (Dynamo – la Velostazione di Bologna, in via Indipendenza 71/z) e in tanti piccoli “corner Leila” – locali che hanno dato la disponibilità ad ospitare una piccola biblioteca Leila è possibile prendere in prestito gli oggetti condivisi da chi ha scelto di partecipare al progetto. Sta succedendo anche in tante città europee, dove negli ultimi anni hanno aperto altre biblioteche degli oggetti, tutte chiamate Leila.

E succederà a breve anche nel Comune di Formigine, in provincia di Modena, dove l’amministrazione ha avviato un progetto per aprire una biblioteca degli oggetti a disposizione della cittadinanza. Un primo esperimento, segno che la condivisione si sta piano piano affermando come la sola scelta sostenibile. Non solo da un punto di vista economico e ambientale –meno acquisti, meno imballaggi, meno rifiuti, meno sprechi- ma anche relazionale ed “educativo”.

Leila è un progetto di tutti e per tutti. Chiunque abbia voglia di collaborare mettendo a disposizione le proprie abilità, le proprie idee o il proprio tempo, è il benvenuto.

Potete scrivere a info@leila-bologna.it oppure visitare il sito www.leila-bologna.it. Più persone sceglieranno di mettersi in gioco e di buttarsi, più Leila potrà crescere e diffondersi. In fondo, abbiamo bisogno di utilizzare, non di possedere.

Insomma un altro modo di TESSERE.

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