È una parola usata poco di questi tempi. Magari viene confusa con “felicità” e “contentezza”. Eppure “letizia” ha un significato particolare: si riferisce a un sentimento intimo, pacifico e sereno di gioia; un sentimento che non è frutto di estemporanee soddisfazioni ma di una consapevolezza che ha messo fondamenta profonde nel nostro animo. Non a caso la parola latina da cui deriva, laetitia, è usata nel salmo biblico 99,2: «Servite Domino in laetitia».
Il dovere (soprannaturale o filosofico, a scelta…) di vivere in letizia ha etimologicamente robuste radici, che la dicono lunga sulle nostre origini e sul modo in cui si può essere solidamente contenti. “Letizia” nasce da “lieto”. In latino è “laetus”. Questa parola dei nostri antenati all’inizio significava “fertile”; solo successivamente diventò qualcosa di simile a “felice”. Se approfondiamo, scopriamo che il termine “laetus” non si è trasformato solo in “lieto”, ma anche in… “letame”. Il verbo latino “laetare”, diventato il nostro “allietare”, significa “concimare”: in altre parole così si rende lieta la terra; perché un buon raccolto rende felici e fiduciosi nel futuro.
Lo scrittore Paolo Rumiz cita questo nesso antico, non solo etimologico, nel suo recente libro Il filo infinito (Feltrinelli, 2019), quando racconta una delle sensazioni provate durante una visita all’abbazia benedettina di Landsberg am Lech, in Baviera. «Sotto un ombrello di immensi tigli – scrive – la cittadella della fede saluta gli ospiti con odore buono di letame, parola non a caso imparentata con il latino laetus. È la presenza di questo nobile elemento, che allieta la terra e di conseguenza il contadino, a dirci tutta la capacità benedettina di interpretare lo spirito dei luoghi».
Oggi invece associamo il letame ha qualcosa di sporco. Intanto respiriamo – quasi senza pensarci – aria satura di gas velenosi e di pm10 o beviamo acqua inquinata dai pesticidi, come se fosse naturale. Oggi troppo spesso, anzi quasi sempre, vogliamo apparire puliti senza esserlo, preferiamo sentirci contenti per pochi consumistici istanti, invece di provare a vivere cercando la più duratura e matura letizia. Naturale – e fonte di letizia era e dovrebbe essere ancora – più o meno metaforicamente – il letame.