DAILY LA PAROLA

Lunamoti

Lunamoti è una parola bizzarra. Fino a pochi anni fa non esisteva. Fino a pochi anni fa si diceva esistessero solo i Terremoti o al massimo i Martemoti perché la Luna, che ci guarda dall’alto del cielo («Luna che obtorto collo/guardo in fotografia – scriveva Montale – Quale fortuna t’incolse/quando ti distaccasti/ da una terra in ammollo») era un mondo freddo, morto, un mondo senza tremolii e dunque senza emozioni, rigido come una palla di marmo.

Ci sono voluti gli astronauti dell’Apollo 17, quel gruppo di matti – o di attori nella versione quella sì lunatica dei cosiddetti terrapiattisti – che sbarcando sul suo suolo ed esplorando la Valle di Taurus trovarono una piccola faglia di appena 80 metri. Vale a dire la prova dell’esistenza di un moto tettonico sul nostro unico e solitario satellite.

Pare infatti che la Luna si raffreddi e si restringa, si riscaldi e si allarghi come un’oliva al sole d’agosto, tant’è che secondo “Nature Geoscience” nel corso degli ultimi milioni di anni sarebbe dimagrita di diametro di ben 50 metri a causa di questo su e giù – o se preferite questo battito cardiaco – creando spaccature sulla sua crosta. Ragion per cui – per il motivo che è meno elastica di un’oliva – si è stati costretti a sdoganare una parola inesistente: Lunamoti.

La vicenda se ci pensate bene – quella di inventarsi una parola inesistente – starebbe benissimo in un racconto di Italo Calvino, a riprova che la fantasia degli scrittori o dei grandi scrittori, è più reale del reale. Ma tant’è… Naturalmente ci sono prove sperimentali di quanto diciamo. Amstrong & Company quando andarono sul satellite lasciando ai posteri non tanto un’impronta quanto la frase più barocca degli ultimi duemila anni (Ricordate? «Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità») piazzarono sulla sua superficie una serie di sismografi che negli anni hanno descritto molto bene i tremolii lunari. Si è scoperto ad esempio che le scosse sono dovute a due fattori: o il solito meteorite sbruffone che si schianta sulla superficie rumoreggiando come un Salvini qualsiasi, oppure a movimenti interni. Per ora ne sono stati registrati 28 – alcuni anche del quinto grado della scala Richter- di cui 8 molto vicini alla falda di cui sopra.

Perché queste contrazioni? Secondo Thomas Watters dello Smithsonian’s National Air and Space Museum di Washington, i colpevoli anzi la colpevole sarebbe proprio la nostra vecchia, cara Terra, madre e forse matrigna della stessa Luna (furono proprio quegli astronauti a scoprire che in ere inimmaginabili lo scontro con un pianeta fece schizzare in orbita un pezzo di Terra che poi noi umani chiamammo Luna) colpevole si diceva di produrre “involontarie” forze mareali – cioè pressioni gravitazionali – soprattutto quando la Luna si trova al suo apogeo (massima distanza da noi).

Se si va allora a rileggere la poesia di Montale citata sopra («…Quale fortuna t’incolse/quando ti distaccasti/ da una terra in ammollo») non possiamo che provare simpatia per questo satellite che cercò disperatamente – e inutilmente – di affrancarsi da noi senza riuscirci consapevole, forse, che da certi umani era meglio stare alla larga.

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