DAILY LA PAROLA

Mascherina

“Ti conosco mascherina”: una frase ironica e scherzosa per dire “so bene che stai fingendo”. Insomma, “non mi inganni”.  Il riferimento è a chi usa quella mezza maschera di seta, velluto o carta che copre gli occhi, indossata per travestirsi a Carnevale.  Ce ne sono di tutti i colori e per tutti i gusti. Niente a che vedere con quel dispositivo che si chiama nella stessa maniera, ma si compra in farmacia o si trova nei presìdi sanitari per coprire naso e bocca in difesa di virus o batteri.

Eppure, nel febbraio 2020, nonostante i giorni di Carnevale, quasi nessuno, quando ha sentito pronunciare la parola mascherina ha pensato prima di tutto alle feste, ma piuttosto è corso in farmacia per acquistare quel pezzo di tessuto che si mette davanti alla bocca. “Mascherine esaurite”, si legge per lo più nelle farmacie italiane. È, purtroppo, il Carnevale al tempo del coronavirus, che ha scatenato una richiesta senza precedenti di mascherine per bocca e naso, tra necessità e psicosi.

Inutili gli appelli di medici e virologi per un uso corretto. “Le mascherine alle persone sane non servono a niente”, spiega l’esperto dell’Oms. Le associazioni dei consumatori mettono in guardia da “vergognose speculazioni” con prezzi da capogiro. Quelle stesse mascherine che prima del coronavirus erano vendute a meno di 10 centesimi di euro l’una oggi, denuncia il Codacons, arrivano a costare su internet 1,8 euro, con un incremento di prezzo del 1.700%.

Per la prima volta la mascherina su naso e bocca fu usata in occasione della Spagnola, la pandemia influenzale del 1918. In molte città americane divenne obbligatoria per forze dell’ordine, impiegati pubblici, bigliettai dell’autobus.

La parola mascherina, dice il vocabolario, è anche quello schermo opaco, usato in fotografia e in cinematografia, per limitare le parti esposte del materiale sensibile, variando forma e dimensioni dell’inquadratura rispetto alla pellicola. Così come, nel linguaggio televisivo, è quella macchia che compare sullo schermo per nascondere il volto di chi non vuole rendere nota la propria identità. Nella carrozzeria delle auto è la griglia centrale che nasconde il radiatore. Anche la macchia sul muso di cani o gatti, di colore diverso da quello del loro pelo, è detta mascherina.

Ti conosco mascherina è un film del 1943 di Eduardo De Filippo, tratto dall’omonima commedia di Eduardo Scarpetta. Ma si chiamava Ti conosco mascherina anche una delle prime trasmissioni di rivista della televisione italiana, protagonista una giovanissima Monica Vitti.