DAILY LA PAROLA

Mentecatto

"Mente captus", preso nella mente, afflitto da malattia mentale. Oggi la parola "mentecatto" ha un ben più ampio ventaglio di significati e un'unica certezza. Con la malattia mentale non c'entra niente, con la stupidità molto

Mentecatto ha un significato originario curioso. Non tanto nell’etimo dal latino, ma per la sua traduzione letterale. mente captus, preso nella mente. Che di per sé può significare qualunque cosa: preso dall’amore, dalla passione, dal dolore. In realtà, fin dalla sua origine, non ci sono stati dubbi sul valore pesantemente negativo di questa parola equiparata a furiosus, pazzo, con una limitata capacità di agire, in quanto afflitto da un’infermità mentale. «Infermo di mente, pazzo», scrive anche il vocabolario Treccani, che aggiunge scemo, stupido «usato per lo più – si legge – con senso estensivo e generico, come titolo ingiurioso, di disprezzo o di grave rimprovero».

Quindi, se mentecatto nasce per rappresentare la pazzia e l’infermità di mente, oggi la parola non è più usata con questo significato. Definire una persona un mentecatto, significa senza ombra di dubbio dargli dell’imbecille pieno, dello stupido e dello scemo. Una mente presa, appunto, ma in questo caso dalla stupidità, così come da idee bislacche, dall’ignoranza, privo della necessaria contezza delle cose.

E bisogno fare attenzione, perché dare del mentecatto è un’offesa grave, almeno in politica. Secondo la sentenza della Corte di Cassazione, numero 33310 del 9 settembre 2010, indirizzare un mentecatto a un avversario politico è reato. La condanna è toccata a un ex sindaco di un comune del veronese, che così ha apostrofato il proprio successore. Viceversa, la Suprema corte aveva chiuso un occhio su epiteti quali ladro, compagno di merende, rimbambito e trombone, evidentemente dando un valore ben più offensivo al «tu sei un mentecatto» diretto al nuovo primo cittadino (evidentemente della parte politica opposta).

Del mentecatto poche settimane fa è toccato al cantante neomelodico “Scarface” al secolo Lorenzo Zappalà, che durante la trasmissione televisiva Realiti, su Rai 2, ha bollato le stragi di Capaci e via D’Amelio come ineluttabili conseguenze di “essersela cercata” di Falcone e Borsellino. Dopo il putiferio e le polemiche che ne sono seguite, Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso dalla mafia, ai microfoni della trasmissione, L’Italia s’è desta, di “Radio Cusano Campus“, ha definito il cantante un mentecatto, appunto. «Il problema non è tanto che questo mentecatto abbia detto queste parole perché da lui non ci si poteva aspettare altro – ha detto – Il problema è invitare questo mentecatto Queste persone cercano visibilità e dargli visibilità è sbagliato. La tv di Stato non dovrebbe dare visibilità a un mentecatto del genere che cerca solo visibilità».

C’è da essere certi che nessun giudice si sognerà mai di condannarlo per ingiuria.