DAILY LA PAROLA

Merlo

Il merlo è un uccello, un elemento architettonico, un minchione.

Tra i volatili appartiene all’ordine dei passeriformi, come il canarino, la gazza, il pettirosso, il corvo e tantissimi altri, circa cinquemilatrecento specie. La livrea di un nero intenso fa risaltare il becco giallo, tendente talvolta all’arancio, soprattutto nel maschio, avendo la femmina un piumaggio che vira verso il marrone. Raramente lo vediamo in stormi. Abitualmente forma coppie che saltellano e svolazzano anche nei giardini e parchi cittadini. Riesce di catturarlo più facilmente di molti suoi simili; per questo motivo, tra gli uomini, è un merlo chi si faccia abbindolare o irretire senza bisogno di sofisticati stratagemmi. Quindi un babbeo, un sempliciotto, ma anche un allocco, per restare tra i pennuti. Se giovane, un merlotto. Per antifrasi può essere un merlo anche un furbastro, soprattutto se si fingesse ingenuo.

Il merlo che sormonta mura di cinta, castelli e fortilizi, potrebbe derivare il suo nome dal nostro uccello, ma se fosse così dovrebbe essere stato scambiato col corvo o la cornacchia, che nei sinistri paesaggi del nostro immaginario usano gracchiare planando attorno a principesse segregate dentro torri in attesa di eroi coraggiosi più che di merli da incastrare. Seduce semmai maggiormente l’assonanza col merletto, sebbene quelli dei manieri avessero tutt’altra funzione che ingentilirne il profilo, essendo elementi di difesa passiva quali scudi murari per arcieri, o attiva, quando, probabilmente alla disperata, venivano divelti e lasciati franare su irriducibili quanto malcapitati assalitori. Quelli squadrati sono chiamati merli guelfi, quelli bifidi, a coda di rondine, invece ghibellini, ma pare senza che vi fosse alcuna predilezione per gli uni o per gli altri nelle due diverse fazioni.

Il vitigno Merlot invece deve il suo nome proprio alla predilezione che questa specie di uccelli ha per le sue bacche profumate.

Il merlo indiano appartiene ad altra famiglia, quella degli sturnidi, ed è un uccello tropicale, originario del sud-est asiatico. Il suo nome vero è gracula o maina, ma somiglia al nostro nei colori; ha diverse capacità intellettive e vocali, riuscendo ad imitare la voce umana; emette suoni modulati ed acutissimi quando quello che nasce in natura alle nostre latitudini si accontenta di chioccolare.

Fuori dai trattati di medicina, la merlite è una bonaria malattia degenerativa che colpisce esclusivamente gli individui di sesso maschile quando, complice una vita spesa sedentariamente, all’insecchirsi delle gambe si accompagna il rigonfiarsi sferico dell’addome, facendo somigliare chi ne è affetto proprio ad un merlo. Diviene palese soprattutto in estate sui litorali ed è aggravata dall’accompagnarsi alla scelta di costumi da bagno alti, neri e fascianti, fantozziani, oltre che alla rassegnazione delle consorti dei malati per il loro aspetto, viceversa lotterebbero con tutte le forze per convincerli a cambiare look mitigando l’inestetismo.

Non sono infatti quelli i giorni della merla, bensì gli ultimi tre di gennaio che si avvicinano prospettandosi tutt’altro che proverbialmente gelidi mentre la Greta e the Donald si becchettano sul clima. A occhio uno dei due potrebbe avere la merlite.