CRITICA FILM LIBRI

L’amicizia, il farmaco di una generazione

La capacità di ascoltare e comprendere senza pregiudizi è il sale dell’amicizia e l’amicizia è il fulcro del libro, divenuto anche un film, Noi siamo infinito, di Stephen Chbosky. È proprio grazie ad essa che gli assillanti temi con cui si misura l’adolescenza possono essere affrontati e superati. Leggerlo aiuta a capire chi ha ancora quell’età.

La capacità di ascoltare e comprendere senza pregiudizi è il sale dell’amicizia e l’amicizia è il fulcro del libro, divenuto anche un film, Noi siamo infinito, di Stephen Chbosky. È proprio grazie ad essa che gli assillanti temi con cui si misura l’adolescenza possono essere affrontati e superati. Leggerlo aiuta a capire chi ha ancora quell’età.

«Ora lo vedo, il momento in cui sai di non essere una storia triste. Sei vivo! E ti alzi in piedi, vedi le luci sui palazzi e tutto ciò che ti fa sentire vivo. Senti quella canzone, su quella strada, con le persone a cui vuoi più bene al mondo e in questo momento, te lo giuro, noi siamo infinito».

Con queste parole molto significative termina la trasposizione cinematografica del romanzo cult The Perks of Being a Wallflower di Stephen Chbosky, pubblicato in Italia prima con il titolo Ragazzo da parete, e poi Noi siamo infinito, una storia toccante sulle difficoltà adolescenziali e sulle avversità che si incontrano nel diventare adulti.

È il 1991 e Charlie è un ragazzo intelligente con una grande predisposizione per la scrittura ma con un passato difficile alle spalle che lo spinge a rimanere sempre in disparte. La sua vita migliora quando stringe amicizia con due folli ragazzi dell’ultimo anno, la bella Sam e il suo spavaldo fratellastro Patrick. Grazie a loro riesce ad innamorarsi, a frequentare altre persone, a divertirsi alle feste e a ritrovare un po’ di pace.

Ma il suo passato, segnato dal recente suicidio del migliore amico Michael e dalla morte della zia, è sempre in agguato, nascosto tra i suoi ricordi e pronto a riaffiorare nei momenti di solitudine per farlo precipitare in stati di profonda depressione. Quando Sam e Patrick partono per il college, l’equilibrio precario di Charlie crolla inesorabilmente, fino a palesare una dolorosa verità.

I temi affrontati in questo romanzo – alcuni in maniera più approfondita, altri solamente di sfuggita – sono davvero tanti e tutti molto importanti: l’omosessualità, la depressione, l’uso di alcool e droghe, le molestie sessuali sui bambini, il suicidio e, soprattutto, l’amicizia.

I giovani sono i veri protagonisti di questa vicenda, lasciando agli adulti solo ruoli marginali, come se non fossero veramente in grado di comprendere i loro problemi. I ragazzi si aiutano l’un l’altro, crescono, si innamorano e si divertono. Le feste, presenti a bizzeffe in questa storia, rivestono un ruolo importante nell’adolescenza di questi giovani: sono il momento di interazione sociale, in cui bevono, fumano e fanno di tutto per essere notati ed accettati.

L’autore focalizza la sua attenzione su come l’amicizia riesca ad influenzare il protagonista. La storia, scritta sotto forma di romanzo epistolare, è narrata attraverso le lettere che Charlie scrive all’amico defunto, come se fossero un diario segreto. Nonostante il libro sia a carattere monologico, cioè scritto sempre dalla stessa persona, senza risposte dal destinatario, il ragazzo sente in cuor suo che l’amico gli è vicino e questo lo aiuta, spingendolo a raccontare tutta la sua storia.

Ma è sull’amicizia tra Charlie, Sam e Patrick che l’autore si incentra maggiormente: un rapporto importante, speciale, che permette loro di crescere e sconfiggere i fantasmi del passato. Questi personaggi, “giocattoli difettosi” che affrontano numerose crisi, hanno a che fare con problemi seri, come molestie infantili, omofobia e tradimenti: solo grazie all’amicizia e alla forza che si danno l’un l’altro, riescono a superarli con un velo di umorismo. Sam e Patrick si impegnano a guidare Charlie nel suo primo anno di scuola superiore spingendolo a partecipare e ad abbattere la sua timidezza. Senza che se ne accorgano, riescono in ciò in cui nessuno era mai riuscito: lo aiutano a distaccarsi dal tunnel del dolore dei suoi ricordi. I due fratelli, invece, sentono finalmente di aver trovato in quel ragazzo un amico fidato, qualcuno con cui possono finalmente essere se stessi e a cui possono rivelare tutti i loro segreti.

«Tu osservi le cose e le comprendi», dice Patrick a Charlie e questa è una delle più grandi qualità che una persona possa avere, soprattutto un amico. Il protagonista riesce ad andare oltre le apparenze e oltre i pregiudizi fino a capire chi sia veramente quel ragazzo, che agli occhi di tutti appare solo come un gay spigliato e sicuro di sé, ma che nasconde nel profondo un grande dolore e una grande insicurezza.

La versione cinematografica, dal background musicale sofisticato e significativo, dà qualcosa in più al libro, utilizzando la musica come mezzo di aggregazione e descrivendo, sulle note di Heroes di David Bowie, un’amicizia vera, sincera, pronta a tutto, una di quelle in grado di guarire qualsiasi ferita, anche la più profonda e la più dolorosa.

Noi siamo infinito racconta una storia che merita di essere letta soprattutto dagli adolescenti che si sentono strani, diversi, incompresi perché, attraverso le parole di Charlie, possono capire di non essere soli e di dover esseri fieri di ciò che sono e di ciò che vogliono essere.

Stephen Chbosky, Noi siamo infinito: Ragazzo da parete, Milano, Sperling & Kupfer, 2012, pp. 272.

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