Secondo il Vocabolario Treccani, il termine opulenza proviene dal latino opulentia, grande ricchezza, grande abbondanza di mezzi, di cui sono naturale conseguenza il fasto o la condizione di diffuso benessere. Da opulenza deriva il termine opulento: ricco, abbondante; prosperoso; gonfio, enfatico. Caso esemplare di parola di alto registro che però è tutt’altro che rara. Anzi, è un aggettivo di importanza cardinale.
Può essere ovviamente opulento il banchetto, opulenta la vita del magnate, opulenta l’opera lirica rappresentata in maniera superbamente fastosa; può essere opulento il panzone dell’amico buongustaio e opulente le belle forme dell’amica procace e giunonica. Figuratamente, diventa opulento uno stile tanto ricercato e barocco quanto pesante, e opulento il saggio che sviscera un argomento con rara dovizia di contenuti.
Lode e spregio si alternano, in questo aggettivo. Secondo le intenzioni di chi lo usi, l’abbondanza dell’opulento può rappresentare un’ammirata ricchezza o una gonfiezza biasimata – come è naturale, visto l’alto grado della qualità che descrive. Resta una risorsa preziosa, che rispetto ai suoi molti sinonimi rivela una superiore ricercatezza, che è essenziale quando si voglia descrivere qualcosa di fuori dal comune (e non solo quando ci si vogliono dare delle arie).