DAILY LA PAROLA

Psiconauta

Psiconauta, parola di chiara derivazione ellenica, che significa letteralmente “navigatore della mente o dell’anima”, è chiunque utilizzi stati alterati di coscienza, intenzionalmente indotti per investigare la propria mente, trovare risposta a questioni spirituali attraverso l’esperienza diretta, migliorare la propria situazione psicologica ed esistenziale e le prestazioni cognitive nella vita quotidiana.  La parola anche se correntemente usata nella neolingua, non è fresca di conio.  La sua paternità appartiene, infatti, al filosofo tedesco Ernst Jünger (1895-1998). Ma l’uso di sostanze capaci di alterare gli stati della coscienza si perdono nella notte dei tempi. Sciamani, stregoni, sacerdoti di diverse latitudini, hanno sperimentato le droghe come tramite tra l’umano e il divino.

Lo psiconauta usa le sostanze come medium per superare gli ostacoli quotidiani e proiettarsi oltre le barriere della mente. La realtà interiore ed esteriore appare in una luce nuova, per cui è possibile coglierne il suo significato più profondo. Secondo i navigatori della mente, alcune droghe, usate nelle giuste condizioni, hanno la potenzialità di restituire un contatto con il proprio Io, con il nucleo della propria personalità, e che quindi sia possibile prendere coscienza di essere una parte del Tutto e avvicinarsi di nuovo alla natura, cambiando la propria vita in positivo.

Per capirci qualcosa, non ci resta che fare un salto all’indietro negli anni Sessanta americani, quando dettava legge il motto «Turn on, tune in, drop out; accenditi, sintonizzati, abbandonati». L’autore,  Timothy  Leary (1920- 1996), forse  il più famoso psiconauta i quegli anni, era un accademico di Harvard, psicanalista assolutamente fuori dal coro,  vero  e proprio guru dell’era psichedelica.  Fu allontanato dall’insegnamento perché teorizzava l’uso del LSD come strumento per ampliare la  percezione e la coscienza.

«Il significato è semplice – spiegava  Leary ai suoi discepoli – Turn on significa attivare la divinità o il grande spirito che è in ognuno di noi. Da migliaia di anni tutti i filosofi ripetono qualcosa di simile: accendi la spiritualità che è in te. Tune in, significa che una volta che sei attivato spiritualmente e sei pronto per tornare in mezzo agli altri, devi trovare un mezzo per manifestare la tua nuova consapevolezza: dipingi, scrivi, suona qualcosa che sia in grado di esprimere la tua personalità».  Aprire le “Porte della percezione” era  il credo di Leary  ma anche  di Aldous Huxley,  autore di The Doors  of Perception. Tutte teorie e pratiche che, inutile dirlo, hanno profondamente  influenzato e ispirato gli artisti della scena rock dell’epoca. Jim Morrison e i suoi Doors, ne sono un esempio.

Ma diamo un’occhiata  alle sostanze  usate dagli psiconauti tradizionali. Vi troviamo funghi psicoattivi, cactus mescalinici, salvia divinorum, ayahuasca, morning glory, lsd, e anche ketamina. Molte di queste sostanze sono state impiegate nel corso di tutta la storia umana, a volte con risultati devastanti, da parte di incauti consumatori. La cannabis è spesso utilizzata singolarmente o in combinazione con  altre sostanze per amplificare ed estendere l’esperienza. Altre tecniche meno  invasive includono anche i sogni lucidi, la meditazione, la privazione del sonno, il sovraccarico sensoriale, il sesso, il digiuno, la danza, l’ipnosi e l’uso  delle cosiddette dream machines.

In genere gli psiconauti  si tengono a distanza dalle droghe più pericolose e capaci di generare dipendenza, come alcol, cocaina, metamfetamine, eroina, trovandole prive di valore educativo.   E, dato che obiettivo della pratica meditativa e psichedelica è liberare ed espandere la propria coscienza, l’abuso di droga è assolutamente in contrasto con questo fine puramente spirituale e non edonistico.

Attualmente lo psiconauta è soprattutto  ricercatore/sperimentatore di nuove sostanze o mix psicoattivi, in ambito  scientifico. Ma spesso si finisce nel mondo della commercializzazione e dello spaccio. Il lavoro di ricerca scientifica include l’elaborazione di scale metriche esperienziali. L’esperienza con una sostanza può essere infatti analizzata tenendo conto di due variabili: l’intensità dell’effetto e il tempo. In tutti i casi si individuano un tempo di salita (attesa), un tempo di alterazione neurochimica, e una discesa. L’asse dell’intensità dell’effetto parte da un grado zero, lo stato ordinario di coscienza, al quale si ritorna alla fine dell’esperienza.

Tra gli  psiconauti degli anni duemila,  detta legge  Erowid, un sito web dedicato alle sostanze psicoattive particolarmente battuto da consumatori  spericolati che rendono note le proprie esperienze anche a fini pubblicitari, con grande  rischio per la loro stessa salute mentale.   Intanto, aumenta il numero dei navigatori kamikaze, vere  e proprie cavie da laboratorio, pronte a qualsiasi esperimento per comprarsi un po’ di  polvere dei sogni su Internet.