DAILY LA PAROLA

Pusillanime
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Ci sono molti termini per indicare una persona vile, timorosa, incapace di esporsi, meschina, pavida. Ma ce n’è uno che, sia pure tra le parole che lo Zingarelli segnala in via d’estinzione, definisce meglio di altre la persona che possiede questa poco nobile caratteristica: pusillanime.

L’etimologia ci viene in aiuto. La parola tardo latina pusillanimis è composta da pusillis, piccolo, e animus, coraggio. Il pusillanime è quindi colui di poco coraggio, che manca di quell’animus che già per gli antichi era dote propria degli eroi, non necessariamente impegnati in imprese eccezionali, ma anche nella vita quotidiana, nelle scelte che l’esistenza ci pone di fronte.

Non a caso il prototipo letterario del pusillanime è quello tratteggiato con straordinaria efficacia dal Manzoni nei Promessi Sposi: Don Abbondio non è solo pauroso ma è vile perché i suoi timori sono dettati solo dall’egoismo, dalla volontà di non dover patire le conseguenze delle proprie scelte. È il famoso «vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro», destinato comunque a soccombere, con l’aggiunta dell’onta di aver sempre nascosto la testa sotto la sabbia. Ma, d’altra parte, «il coraggio se uno non ce l’ha non se lo può dare», disse colui che «non era nato con un cuore di leone».