IL NUMERO

1.700.000

Sono tanti gli italiani definiti “a basso reddito” dal Censis che hanno pagato per intero una prestazione diagnostica o specialistica pur di non dovere affrontare snervanti liste d’attesa per compiere accertamenti medici di prevenzione o frutto della preoccupazione di chi li richiede. Molti poveri, quindi, preferiscono rinunciare ad altro ma non alla rapidità di una diagnosi. Dei 5,4 milioni di italiani che non intendono aspettare le calende greche per una radiografia, un’ecografia, una risonanza magnetica, una Tac, un elettrocardiogramma, un pap-test, una visita specialistica, ben 1,7 milioni sono cittadini con scarse disponibilità economiche.

Insomma, la condizione per accedere alle prestazioni sanitarie in tempi realistici, sembra essere solo una: pagare. Secondo l’indagine del Censis, sono dieci milioni gli italiani che dichiarano che negli ultimi anni è cresciuto il proprio ricorso al privato e la crescita del ricorso al privato è ascrivibile a una ragione fondamentale che prevale su tutto il resto: la lunghezza delle liste di attesa (72,6%). Tra le ragioni dell’utilizzo del privato c’è anche l’alto costo del ticket nel Servizio sanitario nazionale. Quindi, tra la possibilità di essere visitati da uno specialista nel giro di pochi giorni e la prospettiva di attendere anche mesi per una diagnosi che potrebbe essere fondamentale, molti italiani anche indigenti non hanno dubbi: la salute non ha prezzo.