DAILY LA DATA

14 agosto 1941
Ad Auschwitz viene ucciso padre Kolbe

Frate francescano polacco, offrì la sua vita per salvare un padre di famiglia. Morì dopo atroci sofferenze, oggi è santo

Nel campo di sterminio di Auschwitz con il numero di matricola 16670 c’era anche un frate francescano che, per sopravvivere in quel non-mondo, aveva dismesso il saio perché abito inviso ai nazisti. Era un polacco di 47 anni, finito nel blocco 14 dove i prigionieri erano addetti alla mietitura nei campi. Si chiamava Massimiliano Kolbe.

Il 14 agosto 1941 fu il suo ultimo giorno di vita: venne ucciso con un’iniezione di acido fenico insieme ad altri tre compagni di sventura sopravvissuti a una decimazione per fame e per sete. Alla fine di luglio, infatti, tra i prigionieri del blocco 14 si era registrata una fuga e quindi, per rappresaglia, i nazisti avevano selezionato dieci uomini della stessa baracca destinati a morire di stenti in un bunker dove non potevano mangiare né bere. Tra i dieci destinati alla morte c’era un padre di famiglia, che scoppiò in singhiozzi implorando di essere salvato per poter tornare un giorno dai suoi cari. Padre Kolbe si offrì allora di prendere il suo posto e, cosa inconsueta per le regole delle SS, la sua proposta fu accettata.

Ma, dopo quattordici giorni di totale privazione, nel bunker c’erano ancora quattro uomini che continuavano a pregare, tra cui Kolbe. Alla vigilia dell’Assunta i nazisti decisero di porre fine a quell’agonia sopprimendoli con un’iniezione letale. Padre Kolbe offrì il braccio al suo assassino dicendo: «L’odio non serve a niente… Solo l’amore crea».

Padre Kolbe venne beatificato da Paolo VI e poi proclamato santo da Giovanni Paolo II nel 1982. L’uomo a cui salvò la vita sopravvisse al campo di concentramento e riuscì a tornare a casa dove, però, trovò solo la moglie: i figli erano morti in guerra.