DAILY LA DATA

19 gennaio 1798
Nasce Auguste Comte

In un giorno come oggi del 1798 (in piena Rivoluzione francese) nacque a Montpellier in Francia un tipo che avrà molta importanza nello sviluppo filosofico – culturale dell’Occidente anche se oggi (giustamente) più che un genio viene considerato un innescatore… come dire: uno che ha acceso il fiammifero in una stanza piena di gas infiammabile. Si chiamava Auguste Comte. Il milieu della sua famiglia era monarchico cattolico. Bravo negli studi diventò allievo di Saint-Simon anche se poi ne prese le distanze e solo nel 1830 pubblicò il primo volume della sua opera fondamentale e monumentale – Corso di filosofia positiva – che pubblicò pieno di aspettative ma che fu rifiutata dall’ambiente accademico (puntava ad essere nominato sulla cattedra di matematica al Politecnico di Parigi). E qui iniziano i guai.

Nelle biografie politically-correct si dice che la conseguenza di questo rifiuto fu una crisi nervosa che lo portò a un tentativo di suicidio. Si dice anche che aveva una personalità fragile, forse un po’ maniacale etc… In realtà al povero Comte era capitata una bella sciagura per quei tempi. Si era innamorato e poi si era sposato con una prostituta. Lei (dal ritratto diremmo che era piuttosto bella) si chiamava Caroline Massin. Era figlia illegittima di attori di provincia. Ufficialmente era una sarta. In realtà confortava i maschietti e in più gestiva una sala di lettura (potremmo sospettare che fu qui che incontrò il filosofo). I suoi continui tradimenti produssero nel nostro grande dolore, rabbia e vergogna (pensate che divenne addirittura mantenuta dell’avvocato Antoine Cerclet che era amico dello stesso Comte). Di conseguenza di fronte a tanta sfacciataggine il mondo intorno a lui crollò e un bel giorno si gettò nella Senna. Era il 1827. Il tuffo lo fece dal Pont des Arts ma poi, per sua fortuna, venne ripescato da una guardia reale.

Direte: fine del matrimonio. Certo. Ma come diceva Freak Antony: se la fortuna è cieca, la sfiga ci vede benissimo. Si infilò in un tunnel depressivo, incontrò gravi problemi economici, si rinnamorò – corrisposto – ma sul più bello l’amata morì. Insomma… dite un po’ voi come chiamare una situazione del genere. In seguito a questo la sua produzione letteraria conobbe una fase “religiosa”. Cominciò a provare, nei confronti della scienza, un atteggiamento fanatico, di totale e incondizionata fiducia. Si dichiarava profeta di questa nuova religione scientifica che doveva rifondare la società. Abbattere i vecchi dogmi e sostituirli con nuovi.

Comte, come sappiamo dai libri di scuola, è il padre del positivismo e fondatore della sociologia. Le idee del suo primo maestro Saint Simon in qualche maniera lo influenzarono parecchio. Dal positivismo – non in linea diretta ovviamente – deriva infatti questa idea della necessità di cambiare il mondo, di adeguarlo alla rivoluzione industriale da cui qualcun altro elaborerà il socialismo con tutto quello che comporterà nel Novecento. Comte insomma aveva una fiducia estrema nella modernità e soprattutto nella scienza. Erano del resto tempi di grande fermento. Ma anche di grande confusione. Propugnava l’esigenza di un progresso che fosse guidato da una morale solida. Avversava la schiavitù e difendeva i diritti degli animali. Un animalista ante litteram. Fu talmente apprezzato in Brasile da venir citato nella loro bandiera. Quando vi capiterà di assistere a una finale di calcio mondiale con il Brazil – capita spesso – la scritta brazilera “Ordine e Progresso” è sua. Poi è vero, era figlio dei suoi tempi. Sosteneva ad esempio l’ineguaglianza di genere. Negare – scriveva – l’inferiorità naturale e la passività della donna distrugge il suo fascino. Vero? Secondo noi in questa frase si vede in filigrana il ritratto di una certa Caroline Massin. Oh no?