Il 26 luglio del 1983 – appena 36 anni fa – l’Italia fu colpita da uno strambo fenomeno meteorologico che i più tradussero come una bizzarria della natura. Un’intensa ondata di calore, mai registrata prima, interessò infatti tutta l’Europa e produsse le temperature più elevate della storia. A Firenze, tanto per dire, si raggiunsero i 42,6 gradi.
Al tempo l’Italia guardava alla meteorologia con più rilassatezza. Negli occhi e nel cuore della gente risuonava ancora il tono pacato e ironico del colonnello Bernacca che dalla rete ammiraglia della Rai ammiccava a fronti freddi e fronti caldi, anticicloni e basse pressioni col tono paterno e rassicurante di chi giurava che il mondo andava con passo lento e sicuro sempre nella stessa direzione. Nessuno immaginava che fosse il primo di una lunga serie di fenomeni estremi che negli anni a venire avrebbero creato allarme e disagi. Tutti pensavano ad un’eccezione. Nessuno immaginava fosse una regola. La prima di una lunga e sempre più minacciosa serie di regole alla cui apparizione fu dato il nome di Ondate di calore.
Il perché avvengono oggi è noto: l’onda di caldo si genera nell’emisfero boreale a causa della discesa di aria fredda dal nord. Nel punto più meridionale si genera di conseguenza un’area di bassa pressione che attira aria calda africana producendo temperature fino a pochi decenni fa inimmaginabili. Per stabilire se si tratti di un’onda anomala o meno, non esiste a tutt’oggi un metro internazionale. Per capirci in Francia si parla di onda di calore quando per un certo periodo le temperature superano i 30 gradi. Negli Usa sono sufficienti invece tre giorni consecutivi con il termometro a più 32. Gli inglesi sempre originali applicano il termine solo in presenza di medie di 4 gradi superiori alla media del periodo. E in Italia? In Italia non si sa. Si va a spanne. Ma quando fa molto caldo e c’è afa e si è fuori dalla media storica di stagione, allora si dice che siamo in una piena ondata di calore.
Ovvio che l’area più colpita sia di solito quella mediterranea. Succede perché l’Anticiclone delle Azzorre e quello sub tropicale africano si fondono tra loro. Ne consegue tempo stabile e soleggiato, temperature alte, tassi di umidità insopportabili con una contemporanea scarsissima ventilazione. Questo però, è bene ricordarlo, non è il segno inequivocabile del Riscaldamento Globale. È certamente il sintomo di una malattia pericolosa che sta affliggendo la Terra, ma il gran caldo c’è sempre stato. Volete un esempio? Ecco le ondate di calore africano nel corso dell’ultimo secolo: 1905, 1929,1940,1945,1947,1950,1952 (tralasciamo ovviamente le ultime). Chiaro però che il mondo non sta bene. Tra la prima e la seconda (’05 e ’29) sono passati 24 anni. Tra la penultima e l’ultima appena due. Mentre se prendiamo gli ultimissimi dati, l’onda di calore è continua o quasi. Vero comunque che negli anni Sessanta e Settanta il fenomeno si era sensibilmente attenuato. Secondo gli esperti la causa era un rallentamento della Corrente del Golfo. A questo punto il dibattito è aperto: meglio puntare sulla corrente del Golfo o acquistare un buon condizionatore? Ai posteri l’ardua sentenza