IL NUMERO

26.000.000.000

È, in euro, l’ammontare del debito (pari a tre volte gli utili con un rating junk) accumulato dalla Tim, secondo un interessante articolo di Stefano Cingolani su “Linkiesta” che dà conto degli interessi di Mediaset e di quanto la politica italiana sia «ostaggio degli affari».

Sgravata da parte di quel debito che verrebbe assorbita dalla nuova società pubblica mediante lo scorporo della rete fissa, la nuova Tim diventerebbe «un produttore e distributore di servizi, quindi pronto a stringere accordi (financo matrimoni) con la televisione in nome della convergenza che tutti inseguono, ma che, finora, non si è mai realizzata in Europa».

Numerosi altri numeri compaiono nell’articolo: «Tim leggera avrebbe comunque un valore borsistico superiore (oggi vale 11,16 miliardi contro 2,94)»; 1.458 miliardi di euro sono gli introiti pubblicitari di Mediaset nei primi nove mesi di quest’anno, su un fatturato di 1.737 miliardi di euro, mentre i debiti di Mediaset che si caricherebbe il nuovo gruppo oggi superano di poco il miliardo di euro.

Un’utile lettura per chi vuol comprendere quali siano gli interessi del capitalismo italiano.

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