IL NUMERO

4.650

Sono i professori e i ricercatori che l’Università italiana ha perso per strada in 7 anni, dall’anno accademico 2010-11, quando erano 58.885, a quello 2016-17 quando sono scesi a 54.235 con un calo del 7,9%. Il dato emerge da un articolo di Ilaria Venturi pubblicato il 16 febbraio col titolo L’università perde professori e ricercatori: in sette anni quasi cinquemila in meno che dà conto dei dati forniti dal ministero dell’Istruzione e della Ricerca scientifica. L’impietosa fotografia dice che a causa del blocco del turnover i ricercatori, saliti al 28,1% del personale docente, hanno superato i professori ordinari e associati, fermi al 26,2%. Gli ordinari sono scesi da 15.169 a 12.156, un quinto in meno, i ricercatori da 24.530 a 19.737, mentre gli associati sono cresciuti del 16,7%. I titolari di assegni di ricerca, studiosi precari con contratti rinnovabili sino a 4 anni, sono cresciuti da 13.109 a 13.946 (+6,4%).

Tra docenti e amministrativi il personale universitario, esclusi i 25.770 docenti non di ruolo, titolari di contratti di insegnamento, ammonta a 125.600 unità ed il calo rispetto al 2010-11 ha riguardato tutte le mansioni: professori (-7,9%), collaboratori linguistici (-7,8%) e personale tecnico amministrativo (-7,5% a tempo indeterminato; -13,8% a tempo determinato).

L’articolo fornisce anche un focus relativo alle differenze di genere negli Atenei italiani, alla distribuzione nei settori scientifico-disciplinari e all’età media della docenza.