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La percentuale di italiani analfabeti funzionali

Analfabeta funzionale, difettoso in funzioni semplici di comprensione, ma anche all'evidenza del reale. Cosa è falso, cosa è vero? Come distinguerli? Il 47% degli italiani non riesce più a farlo, e nemmeno se ne accorge

Il 47% della popolazione Italiana è vittima di un virulento analfabetismo funzionale, locuzione che Wikipedia definisce così: «Il termine analfabetismo funzionale, o illetteratismo, indica l’incapacità di usare in modo efficace le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana – si traduce quindi in pratica nell’incapacità di comprendere, valutare e usare le informazioni incontrabili nell’attuale società».

Decisamente un bel guaio, che dipende magari da un consumo eccessivo di trash format e da un uso acritico dei social network, ma anche dall’incapacità di sottrarvisi facendo altre scelte di intrattenimento e di evoluzione personale, magari perché gli strumenti per fare altre scelte non fanno parte del proprio bagaglio di competenze.

Un segno dei tempi, o forse il risultato di una scelta di semplificazione per arrivare a chiunque, nella scellerata convinzione che fosse necessario abbassare il livello dell’offerta formativa e culturale per raggiungere tutti, anziché lavorare per rendere tutti in grado di comprendere testi e concetti anche articolati, magari stimolando lo spirito di ricerca insito in tutti gli esseri umani.

L’analfabetismo funzionale è una forma di analfabetismo di ritorno, nasce dal non leggere, dal non utilizzare il cervello per ragionare sulle cose e per evolvere verso una migliore versione di sé, ma è anche quel che ha preso possesso della scena pubblica, dai luoghi della politica a quelli della didattica. Non è un caso che i libri di scuola di un passato non così lontano siano diventati difficili da comprendere per molti studenti di oggi.

Per di più, se un tempo ci si vergognava della propria ignoranza, ora c’è chi se ne fa vanto e la diffonde ovunque con orgoglio, certo che sia una medaglia da usare come scudo contro i cosiddetti professoroni, cioè tutti coloro che cercano di riportare il discorso pubblico al livello di complessità che di solito presentano le questioni sociali, e si rifiutano di parlare per slogan.

A chi giova la costruzione di un popolo di ignoranti? Fa di sicuro comodo a molti, è evidente. Fa comodo a chi fa promesse da mercante per farsi eleggere, a chi vuol convincerci che il nemico è là fuori e ti invade dal mare, a chi ti persuade che vestirsi con quella griffe è più cool, come si suol dire fra modaioli.

L’elenco potrebbe farsi lungo. Così lungo che ognuno di noi potrebbe redigerne uno, e appenderlo al frigo come promemoria per ricordarsi di leggere qualcosa ogni giorno, anche solo dieci minuti, di studiare per approfondire una lingua, una passione, un argomento che lo interessa. Il cervello è un muscolo, basta esercitarlo e ricomincia a funzionare. La posta in gioco? Solo la libertà di scelta, se vi par poco…

 

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