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70.000
Dollari al minuto per i Walton

La famiglia dell’Arkansas, proprietaria della catena di 11.000 negozi Walmart sparsi nel mondo, è la prima nella graduatoria dei più ricchi del mondo

70.000 dollari al minuto per i Walton. Sì, proprio così. O se preferite 4 milioni all’ora, 100 milioni al giorno; un fiume, comunque, di soldi che entrano senza sosta in tasca della prima delle 25 famiglie più ricche del mondo stilata da Bloomberg e pubblicata in questo articolo del “Corriere della Sera” del 15 agosto scorso, il quale ci avverte che «nel tempo impiegato a leggere fino a qui il capitale dei Walton è cresciuto di altri 20.000 dollari».

Messe insieme le proprietà di queste 25 famiglie ammontano a 1.400 miliardi di dollari, cifra che si può paragonare a quella del PIL di una nazione povera.

I Walton, quelli che appunto ogni minuto hanno 70.000 dollari in più del minuto precedente – il prezzo della più sportiva auto Tesla nello stesso arco di tempo  in cui nel mondo muoiono di fame 5 bambini – , sono una famiglia dell’Arkansas proprietaria della catena di 11.000 negozi Walmart sparsi nel mondo e la loro ricchezza – supponendo un fotofinish a questa indigestione di bigliettoni, supponendo cioè che i 3 miliardi di dollari derivati dai dividendi dell’incasso di 514 miliardi di dollari all’anno della loro holding andassero a una Onlus umanitaria– è stimata in oltre 190 miliardi di dollari.

Walmart incassa grazie ai suoi punti vendita, dei quali la metà sono in mano alla holding di famiglia, che solo nel 2018 ha incassato.

Al secondo posto – con 63 miliardi di dollari in meno nella cassaforte, solo 127 miliardi – un’altra famiglia americana, i Mars, eredi di quel Frank che nel 1911 aprì con la moglie un negozio di caramelle in Virginia, inventandosi nel 1923 prima una barretta di cioccolato ripiena di caramello e poi i M&Ms, coloratissimi confettini di cioccolato da mangiare uno dietro l’altro. La fortuna dei Mars – 37 miliardi di dollari aggiunti nell’ultimo anno – deriva per metà ai prodotti per la cura degli animali domestici.

Americani anch’essi – del Kansas però, di Wichita per la precisione –, grandi finanziatori del  partito Repubblicano, i Koch, la cui fortuna è stimata da Bloomberg, che li classifica al terzo posto, in 124,5 miliardi di dollari, soldi che provengono principalmente dalla produzione di energia e dalla raffinazione del petrolio. La Koch Industries fa tuttavia utili anche dalla chimica, dai fertilizzanti, dalla carta, dalle tecnologie per il controllo dell’inquinamento. Dall’inizio degli anni Ottanta, l’azienda, che non è quotata in borsa, è nelle mani di Charles e David Koch, i quali, al termine di una faida familiare, riuscirono a escludere dalla società Frederick e William, gli altri due fratelli.

È in Arabia Saudita che si deve andare per trovare i Paperoni al quarto posto con una fortuna di 100 miliardi di dollari, ma Salman Al Saud, oltre a vantare riserve di petrolio senza pari, è anche il monarca di quel Paese e quel gruzzolo è stimato calcolando i pagamenti ufficiali ricevuti dai membri della vasta famiglia reale negli ultimi 50 anni, perciò la ricchezza totale controllata dalle 15.000 persone che compongono il clan Al Saud è probabilmente molto più ingente.

Ci sono poi i fratelli Wertheimer, Alain e Gerard, il cui nonno concesse nel 1924 un finanziamento a Coco Chanel per fondare la sua casa di moda e mai investimento fu più oculato. Alain e Gerard Wertheimer, definiti dal “New York Times” i miliardari più silenziosi del fashion system perché non rilasciano interviste e dribblano agilmente le cronache mondane, nel 2018 hanno avuto un fatturato di 11 miliardi di dollari.

Moda anche per i Dumas, Pierre-Alexis e Axel, rispettivamente direttore artistico e presidente de la Maisone Hermès. La loro fortuna è calcolata in 53,1 miliardi di dollari.

Tre famiglie di birrai belgi le cui radici affondano nel XIV secolo – Van Damme, De Spoelberch e De Mevius – sono al settimo posto assommando 52,9 miliardi di dollari tra castelli e titoli nobiliari.

Ottava la famiglia Boehringer, un cui ramo comprende i von Baumbachs, proprietaria di una delle prime 20 aziende farmaceutiche del mondo, fondata nel 1885, e oggi con un patrimonio di quasi 52 miliardi di dollari.

Gli eredi di Dhirubhai Ambani, morto nel 2002 e fondatore nel 1957 della più grande compagnia privata indiana, la Reliance Industries che ha interessi nel campo petrolifero, dei prodotti chimici, dei tessuti e delle telecomunicazioni e i membri delle famiglie Cargill e MacMillian negli Stati Uniti detengono rispettivamente nono e decimo posto.

Venticinquesima è l’italianissima famiglia dei discendenti di Pietro Ferrero che nel 1942 aprì un laboratorio di dolci ad Alba, quattro anni dopo inventò la Pasta Gianduja, una crema a base di nocciole, nel 1964 tirò fuori la Nutella: la loro ricchezza si attesta sui 29,8 miliardi.

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