IL NUMERO

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Bibliotecari pagati come cuochi, operai specializzati, autisti e operatori socio-assistenziali. Stesso contratto e stesso compenso, 8 euro lorde all’ora (appena sopra i 1.000 euro netti al mese) a fronte di laurea ed esperienza nel settore. Succede a Parma, la città del Correggio e del Parmigianino, di Bodoni, Toscanini e Verdi, Capitale della cultura 2020, dove, con l’esternalizzazione della gestione delle biblioteche comunali, la cooperativa che si è aggiudicata il servizio, ha applicato ai bibliotecari il contratto delle cooperative sociali per autisti, cuochi, ecc. Senza voler nulla togliere al lavoro di queste figure professionali, che richiede un altro genere di curriculum e di esperienza, cosa ci azzecca la laurea, la capacità di gestione dei social network, di organizzazione eventi e interazione con gli studenti delle scuole, esplicitamente richiesta ai bibliotecari?

Il comune di Parma aveva iniziato a esternalizzare la gestione delle biblioteche nel 2009, applicando il principio dell’offerta “economicamente più vantaggiosa”. Per prima è toccato alla Biblioteca Internazionale “Ilaria Alpi”, affidata a una cooperativa di Torino, che ha applicato al personale il contratto multiservizi, quello per gli addetti alle pulizie. «Nel 2015 – si legge sulla rivista online “Linkiesta” – quando la nuova giunta guidata da Pizzarotti si era già insediata, l’esternalizzazione si è allargata ad altre due delle cinque biblioteche comunali. E da allora la coop vincitrice è “Le Pagine” di Ferrara, un gigante del settore, che ha preferito applicare il contratto delle cooperative sociali e socio-assistenziali, di solito usato per le strutture sanitarie, che con la professione di bibliotecario però c’entra poco o nulla».

Ora toccherà alle altre due biblioteche comunali che, con il nuovo bando, sono state affidate alla stessa cooperativa ferrarese (aggiudicatrice del servizio) tra le polemiche dei sindacati e dell’opposizione in Consiglio comunale, mentre l’Associazione italiana biblioteche (Aib) ha chiesto di ritirare il bando, riformulandolo con una base d’asta più alta.

Le critiche sono arrivate anche dall’associazione locale di lettori “Leggere tra le ruspe”, che ha evidenziato come dal 2010 a oggi le utenze delle biblioteche di Parma siano passate da 25.000 a 16.000, con una riduzione dei libri da 390.000 a 320.000. Dati non proprio edificanti per una città che si appresta a diventare Capitale italiana della cultura.

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